Atac, sindacati ancora spaccati sul piano industriale

Nonostante il sì di tre giorni fa all'aumento della produttività previsto dal piano, alcune sigle minori salgono sulle barricate

Forse Atac si salverà davvero. Ma questo non vuol dire che all’interno della municipalizzata romana verrà raggiunta la pace sociale. E’ vero infatti che nei giorni scorsi l’azienda dei trasporti ha siglato con i principali sindacati l’accordo sul nuovo piano industriale, primo passo verso il salvataggio di Atac. Ma è anche vero che, come confermano alcuni ambienti ascoltati da Radiocolonna.it, ci sono almeno un paio di sigle minori che invece l’intesa non l’hanno sottoscritta.

Questo vuol dire soprattutto una cosa. Che gli scioperi non finiranno qui. Anche per questo il prossimo 15 dicembre alcune sigle minori hanno proclamato uno sciopero contro l’aumento della produttività previsto nel piano industriale.

Tra gli irriducibili ci sono Usb, Faisa Confail e Orsa, Sulct Roma, Utl e Fast Confsal. “Atac”, spiega Michele Frullo, dell’Usb, “è stata saccheggiata dalle amministrazioni capitoline e a pagare sono ancora i lavoratori. A due anni di distanza dall’accordo del luglio del 2015, che già aveva chiesto numerosi sacrifici ai lavoratori, Atac è ancora in perdita a testimonianza del fatto che agire sui dipendenti senza una dirigenza attenta non serve a niente”.

Secondo il sindacalista,  “il problema è che si spera di aumentare la produttività incrementando il carico di ore ma non si considera lo stato disastrato delle strade su cui passano i bus, l’età avanzata dei mezzi, la percentuale bassissima, pari al 5%, delle corsie preferenziali, i problemi sulle metropolitane: in queste condizioni è usurante guidare per 6 ore e 40 minuti senza interruzioni e può diventare pericoloso per la salute degli autisti e per l’incolumità degli utenti. Per aumentare la produttività servono investimenti e un serio piano della mobilità”.

Di qui un no secco al piano targato Paolo Simioni e ora in attesa di essere valutato dai commissari del Tribunale. Un rilancio che prevede, oltre all’incremento dell’efficienza operativa con due ore in più di lavoro per dipendente, il riassetto ed efficientamento della struttura direzionale e dell’intera articolazione organizzativa della società, il riposizionamento commerciale e conseguente incremento dei ricavi da mercato, la valorizzazione degli Asset commerciali e la trasformazione digitale dell’azienda.

 

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