Atac, svolta nei ticket. Parte la gara per i nuovi biglietti

L'azienda lancia il primo bando per i biglietti dotati di chip on paper, successori dei vecchi ticket magnetici. Ma è allarme sulle assenze

Atac gioca la carta dei biglietti con il chip integrato. Ovvero superare il vecchio ticket magnetico, che rappresenta ancora il grosso dei ticket emessi. La municipalizzata dei trasporti, a un anno dagli annunci ufficiali, ha infatti lanciato la prima gara  per la “fornitura e la consegna” di biglietti dotati di sistema chip on paper. Di che si tratta?

In pratica dei ticket 2.0 pensati per sostituire l’attuale biglietto a banda magnetica, consentendo di renderne ancora più complessa la truffa e riducendo i costi di riparazione delle obliteratrici, che al 99,9% dei casi sono imputabili alla rottura della parte elettromeccanica. Dunque il nuovo ticket, come l’attuale abbonamento, si avvicinerà semplicemente all’obliteratrice. La gara indetta da Atac è di quelle pesanti, 400 mila euro, e segna una svolta nella lotta all’evasione dell’azienda (ancora in attesa del via libera dei creditori al salvataggio), ma anche nella sua innovazione.

Ma per una buona notizia che arriva, ce ne è anche una cattiva. Questa mattina il Messaggero ha infatti diffuso alcuni dati allarmanti su Atac e il rapporto con i suoi dipendenti. Oltre 1.500 dipendenti assenti in media al giorno: un assenteismo che non ha paragoni nelle altre città europee e che è addirittura il doppio di quello registrato a Milano.

Nel capoluogo lombardo infatti nel terzo trimestre del 2017 (da luglio a settembre), il livello delle assenze è stato del 6,7%. Nello stesso periodo i colleghi dell’Atac hanno superato quota 13,5%, ferie escluse.

Vengono tenute in considerazione solo le giornate di malattia, i permessi sindacali e tutti gli altri congedi, tra i quali quelli parentali che sono raddoppiati. Aumentano in modo esponenziale anche le assenze per chi si avvale della legge 104, cioè l’assistenza a famigliari disabili: +27% tra la rivelazione di aprile-giugno e quella di luglio-settembre (si passa dal 2,7% del II trimestre, al 3,4% del III trimestre).

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