Banche Venete stop operatività, passa a Intesa

La data dell'11 dicembre è stata rispettata. Via le insegne delle 2 banche venete viene sostituita da quella di Intesa s. Paolo

Dall’11 dicembre 2017 (ieri) cessano di esistere anche fisicamente le 2 banche venete. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca entrano nel grande portafoglio di Intesa S. Paolo. Più di 2 milioni di soggetti, fra privati e imprese finiscono così nel mare magnum della grande gestione di Intesa.

Dopo mesi di tira e molla, di valori azionari in caduta libera, di risparmi azzerati e di bail-in in agguato, inizia la nuova avventura. Purtroppo questo comporta un gran rimestamento di persone e cose. Cambiano gli Iban, cambieranno i bancomat e le carte di credito (entro 3 mesi), cambieranno molti contratti con prodotti, sempre validi ma, non “riconosciuti” dal nuovo “padrone”. E cambieranno tante persone che son state finora i nostri referenti.

Se tutto va dritto il cliente e soprattutto i suoi depositi dovrebbero migrare senza sussulti. La continuità dei singoli esercizi sono e saranno fondamentali per un passaggio non troppo oneroso e doloroso. Al momento la migrazione avviene con i pricing delle Venete ma, si sa che i contratti non sono fissi e uguali per ogni istituto. Quindi nuova Mifid, nuova valanga di firme, nuovi estratti conto e nuove condizioni da negoziare…

Alcuni prodotti di risparmio gestito (assicurazioni, gestioni patrimoniali) dovranno cambiare “gestore” dato che Intesa ha accordi e articoli propri che cercherà di proporre al nuovo bacino d’utenza. In caso l’investitore preferisca mantenersi liquido e stare alla finestra dovrà mandare una raccomandata al prodotto in discussione e chiederne la vendita con conseguente accredito (dove meglio gli pare). L’ombrello di Intesa S. Paolo è davvero gigantesco. Si calcola che l’istituto, tra una cosa e l’altra oggi detenga circa il 30% del mercato nazionale. Un semi-monopolio che se da un lato dà una certa sicurezza dall’altra vanifica i rapporti interpersonali costruiti in tanti anni.

Dalla fine di giugno 2017 quando la decisione “salvifica” fu presa le 2 Banche venete hanno sempre operato su licenza di Intesa pur mantenendo loghi e prodotti propri. Certo la situazione delle venete era a dir poco catastrofica, resa ancor più drammatica dal disimpegno e dall’irresponsabilità dei vertici che hanno buttato benzina sul fuoco. Non era, però, pensabile chiudere tutti gli sportelli presenti in Italia e mettere in pericolo una grande quantità di posti di lavoro. Pochi giorni fa sono stati pubblicati i nomi e cognomi dei 100 grossi debitori di ognuna delle venete. Sono giganti del lusso, del settore alberghiero, dell’immobiliare e amici degli amici. Loro e solo loro sono riusciti (avvallati da chi sta molto in alto) a mettere in ginocchio parte del sistema bancario italiano. Per quanto ne sappiamo se ne sono andati, praticamente, dalla porta principale dopo aver lasciato dietro di sè uno sfacelo che ha colpito e affossato esclusivamente i piccoli risparmiatori. Si parla di decine di milioni a carico di ognuno di questi galantuomini. La giustizia si sa è molto lenta, i paradisi fiscali esistono ancora e i furbi si moltiplicano in modo esponenziale… quindi questi “ingannatori” passeranno anni dorati.

Ci auguriamo solo che i vertici di Intesa, presa nota, degli infausti nominativi, neghino accuratamente la loro migrazione!

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