BCE e elezioni: risparmiatori in allarme

Cambia lo scenario per gli investitori che finora hanno confidato e investito in obbligazioni. La BCE riduce il QE e l'incertezza delle elezioni peggiora la situazione

 

Ci siamo, dopo anni di politica monetaria espansiva, ed un costo del denaro così tanto basso che non ha avuto precedenti nella storia; l’economia degli investimenti obbligazionari sta mostrando i primi segni di cambio di rotta. Dopo otto anni di mercati in continua crescita e tassi bassi ci troviamo a fare i conti con una lenta ma inesorabile discesa dei prezzi del comparto obbligazionario.

In questo contesto dobbiamo cominciare anche a valutare gli effetti di un ritorno della tanto agognata inflazione, come indice di salute del sistema a dimostrazione che produzione e consumi vanno di pari passo e che tutta la capacità produttiva disponibile, le materie prime e la forza lavoro sono state pienamente utilizzate.

Dal punto di vista del nostro investitore obbligazionario che si sta domandando quale migliore strategia scegliere sul finire di questo anno, bisognerà considerare anche che il famigerato spread dei titoli di stato italiano è ad un livello incredibilmente basso a pochi giorni dall’appuntamento elettorale. Gli scenari sono incerti e potrebbero riaprire quella voragine che inghiotti il governo Berlusconi solo qualche anno fa.

La combinazione appunto di tassi bassi, spread ridotti e scadenze lunghe nel comparto obbligazionario rappresentano una miscela altamente infiammabile che può rendere i nostri portafogli estremamente suscettibili a repentine correzioni di prezzo. Tenendo conto che il “profitto” è il mix tra valore reale (che naturalmente si abbasserà) e il rendimento concordato.
Allo stesso modo il contagio potrà propagarsi anche al sistema banca-paese se il peso del debito, in caso di aumento dei tassi di interesse, dovesse diventare insostenibile se non adeguatamente supportato da scenari politici credibili.

Analizzando i mercati degli ultimi mesi le banche italiane si sono attivate in modo anomalo al fine di vendere una significativa quota di titoli di stato italiano presenti nelle loro tesoriere alla BCE approfittando dell’ultima stagione di aiuti e di supporto dei prezzi dei titoli  (quantitative easing).
Il dopo Draghi vedrà il costo dei debiti aumentare significativamente in un momento in cui l’Italia, nel corso della prossima legislatura dovrà rinnovare più di 1000 mld di Eur di debito in scadenza, su un orizzonte temporale di quasi cinque anni.

Per chi detiene all’interno dei portafogli posizioni obbligazionarie con scadenze appena più che brevi, si profila il rischio estremamente concreto di attraversare il più lungo bear market (mercato ribassista) del comparto, senza avere alcuna possibilità di guadagno.
All’orizzonte la BCE si sta preparando ad introdurre significative novità nella gestione del debito che incideranno non poco sul sistema, con una cascata che prima toccherà gli stati, poi le banche fino a raggiungere il singolo investitore.

Per chi fino ad oggi si è mosso investendo in obbligazioni, la torta dei guadagni è finita e per quanto riguarda l’Italia è difficile ipotizzare un esito elettorale che possa anche solo rallentare questa inarrestabile deriva.

IS.OT

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