Botteghe storiche, come patrimonio della Città

Le botteghe storiche spariscono e lo sappiamo. Colpa del cambiamento del mercato, della relativa domanda e dell'inefficienza dell'amministrazione

Da più parti e a più riprese, per non dire ciclicamente, la stampa, le associazioni e i municipi lanciano alte grida di orrore quando un negozio/bottega storica chiude. Certo vanno a sparire attività che hanno una vita e una storia lunghissima ma spesso a sostituire queste pietre miliari arrivano “stracciaroli” o minimarket.

Due realtà commerciali deprecate dalle istituzioni che, poi, alla prova dei fatti, rilasciano le licenze necessarie CON ESTREMA FACILITA’ e LEGGEREZZA.

Se il centro e le zone che fanno corona ai percorsi più cari ai turisti e realmente più affascinanti, hanno cambiato completamente l’impronta commerciale è da addebitare a molte ragioni. Certamente la metamorfosi della domanda (chi si rivolge più allo stagnaro o al maniscalco?), all’inversione di tendenza negli acquisti, borse, abiti e scarpe fatte a mano e su misura hanno, a volte, prezzi irraggiungibili alla massa che predilige il medium/low price. La nostra nuova filosofia dell’usa e getta ha dato la grande spinta al pret a porter di qualsiasi livello, riservando il made to measure a pochi eventi straordinari. Quindi incassi in calo, affitti alle stelle e nessuna tutela.

Però da poco è stata varata una delibera da due milioni di euro per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato. Una goccia benedetta in un mare in tempesta!

Giulio Anticoli, presidente dell’associazione Botteghe Storiche, ha rilasciato questa dichiarazione a RADIOCOLONNA: “Non esistono posizioni di difesa nostalgica né da parte mia ne dell’associazione dei mestieri che vanno scomparendo a causa della trasformazione naturale del mercato, come non credo che la conservazione di una bottega storica debba essere in nessun modo un onere a carico del proprietario delle mura che la ospita. Come dice chiaramente la convenzione dell‘Unesco di Parigi , la bottega storica rappresenta quel valore culturale e immateriale che fa parte di un centro storico, e in quanto tale deve essere tutelato e conservato a livello istituzionale. La bottega storica non può essere considerata banalmente il bene di un singolo, ma il patrimonio di una città. Se non si capisce questo , non si capisce il valore che rappresentano certi negozi e andremo sempre a cozzare nel conflitto tra bene pubblico e privato. Il paradosso di tutto questo viene raggiunto quando una bottega storica ospite di uno spazio comunale o regionale, viene sfrattata inesorabilmente o viene sottoposta a un caro affitto insostenibile come successo con la casa delle bambole, è come sta succedendo per le sorelle Antonini di via Quintino Sella e L’Antica stamperia Trevi ospiti del Demanio, per le quali intervenne anche la Senatrice Valentini senza nessun successo”.

Anticoli ha saputo esprimere in poche righe la realtà delle botteghe storiche equiparandole al patrimonio stesso della Città. Quindi la pubblica amministrazione è chiamata in causa direttamente e principalmente per difendere l’importante e storico tessuto commerciale.

Senza scadere nel “presepio della vecchia Roma”.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014