Dieci anni vissuti pericolosamente e non è ancora finita: la nautica del Tevere è di nuovo a rischio. Sul dorso locale di Repubblica si racconta delle difficoltà di un settore che ancora non si era ripreso totalmente ripreso dalla crisi del 2011. Nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina – scrive Repubblica- i motori restano accesi, ma il settore fatica a resistere, anche perché non ha del tutto saldato i conti con la “vecchia ” crisi.
Era il dicembre 2011: il governo di Mario Monti annunciò la tassa di stazionamento sui porti e impose una stretta fiscale ai possessori di barche. i dipartisti se ne andarono, le aziende tagliarono il personale, e per sopravvivere molte si riconvertirono dalla produzione alla manutenzione.
Il settore trovò il modo di resistere, e non è poco: lungo gli argini del Tevere, dall’Idroscalo di Ostia al canale di Fiumicino, oggi ci sono 52 cantieri privati tra cui Canados – che realizza barche a motore fino a 40 metri – e Alphamarine, che ripara e ristruttura barche a vela o a motore. Ma ci sono anche tante aziende artigiane riunite in circoli come Tecnomar, dove si restaurano barche d’epoca o dove vengono ormeggiate e ristrutturate barche a motore da 18 metri o a vela di 12 metri. Ce ne sono più di 6.500 lungo i due bracci del delta del Tevere, di cui 1’80% da diporto e il resto da lavoro o da pesca.
Oltre ai cantieri ci sono anche circa 30 circoli nautici, 20 scuole disvela e 30 società di noleggio. È un mondo seminascosto tra i canneti degli argini del fiume, fatto di artigianato e tanta passione ma anche di accorto business: secondo dati dell’Assonautica locale, riporta Repubblica, prima del Covid nel Lazio il settore fatturava in media quasi un miliardo. “E vogliamo continuare così” assicurano i titolari dei cantieri. Tra loro c’è Ettore Costantino vicepresidente della srl cantieri di Ostia e del cantiere Canados all’Idroscalo di Ostia, che negli ultimi trent’anni ha costruito più di 700 yacht e imbarcazioni per armatori greci, russi, cinesi. La crisi del 2012 portò l’azienda sull’orlo della chiusura. Nel 2015 arrivò un nuovo proprietario, Michel Karsenti: classe 1969, campione di offshore, francese di Cannes, portò in dote più di dieci milioni. Che adesso danno risultati.
“Quest’anno consegneremo una barca da 43 metri, una da 30 e dodici da 15, tutte a motore – spiega a Repubblica Ettore Costantino – per il prossimo abbiamo in fase di produzione 8 barche da 15 metri e 1 da 30 con clienti per lo più statunitensi. Il segreto? Abbiamo 35 dipendenti, gli altri tutti in outsourcing e infatti abbiamo un indotto di 200 lavoratori”. Investimenti, azienda snella e dieci anni di attesa: Canados è tornato il faro della produzione nautica di Ostia. Ripartono anche i cantieri di Fiumicino che si occupano di renting e manutenzione.
“Un cantiere medio lavora circa trenta barche a motore da 15 a 20 metri all’anno, con fatturato da 1,5 a 2 milioni e una decina di dipendenti”, spiega a Repubblica Marcello Fazioli di Alphamarine. Risalendo il fiume di poche decine di metri si trova il circolo nautico Tecnomar di cui Cesare Giua è direttore sportivo: conta 150 ormeggi per barche da diporto e si occupa di manutenzione e restauri su barche d’epoca. “Il settore sta andando”, spiega.
Ottimismo anche sull’altro braccio del fiume, nel canale di Fiumicino. “Il Covid non ha fermato la ripresa – spiega Lorenzo Agostinelli del cantiere omonimo – noi siamo un cantiere medio piccolo, in media trattiamo 40 barche all’anno. Un anno fa la Regione ha dragato i fondali a Fiumara e la situazione è molto migliorata, c’è molto attenzione per l’ormeggio di massa”.
Ma sulla voglia di farcela – conclude l’articolo di Repubblica- si abbatte ora il caro-energia a causa del post-Covid e del conflitto in Ucraina. “Da settembre sono aumentati a dismisura i costi dell’energia elettrica – spiega Giua pagavamo ogni due mesi da 3 mila a 4 mila euro, adesso arriviamo fino a 7 mila per le attività di rimessaggio”. Il rischio è che nel lungo termine questi costi non siano sostenibili per i grossi cantieri come Canados: “Il prezzo di un container di merci è passato da 3 mila a 15mila euro – conclude Ettore Costantino – il problema ha origine più che altro dalla pandemia, da quando i trasporti si sono fermati e i costi quadruplicati”.