È un fenomeno pachidermico quello delle case popolari abitate da soggetti che non ne hanno alcun titolo e che va a sommarsi a episodi incresciosi come le occupazioni estemporanee e violente ai danni di legittimi assegnatari, colpevoli solo di andare a fare una visita medica e lasciare vuoto l’appartamento, come è successo all’anziano di Don Bosco che ieri dopo l’intervento dei carabinieri è tornato in possesso della sua abitazione.
In tutto il Comune di Roma tra gli immobili popolari gestiti dal Campidoglio e quelli dell’Ater , scrive ‘’Il Messaggero’’, si contano centinaia e centinaia di case occupate abusivamente.
L’Ater solo nel corso degli ultimi due anni ha formalizzato istanze al Comune per rientrare in possesso di una parte dei propri appartamenti. Pratiche chiuse, in sostanza, per avviare lo sgombero in 80 appartamenti disseminati in ogni quadrante della città e abitati da tempo da persone che in quelle case non ci dovrebbero stare. Per i quali, tuttavia, si aspettano ancora gli interventi.
«La vicenda dell’appartamento di Roma occupato abusivamente e ora liberato ha una morale molto chiara – commenta a ‘’Il Messaggero’’ Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia – L’occupazione abusiva di immobili, se si vuole, si può perseguire. Speriamo che questa storia segni la svolta verso un nuovo modo di affrontare un reato odioso come quello di occupazione illegale di immobili».
L’operazione di verifica e censimento di tutte le realtà da sanare è partita ormai da tempo e la prossima settimana l’argomento tornerà al centro di un tavolo che vedrà seduta da un lato la nuova amministrazione comunale targata Roberto Gualtieri e dall’altro l’Ater. Anche perché il fenomeno contempla casi molto complicati: accade spesso che gli occupanti siano legati, direttamente o indirettamente, alla criminalità organizzata.
Le ultime operazioni condotte dalla polizia locale su pressing dell’Ater e svolte nel quadrante di Tor Bella Monaca, lo dimostrano. A metà ottobre è scattato un blitz deciso dal Prefetto Matteo Pintendosi in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza con Ater e Regione Lazio che ha portato alla “liberazione” di sei appartamenti popolari occupati abusivamente da anni in una delle “torri” diviale Santa Rita da Cascia.
In uno degli immobili viveva con la compagna anche Giuseppe Moccia, pluripregiudicato ed esponente di spicco della famiglia che da anni si spartisce con altri gruppi legati alla criminalità organizzata lo spaccio tra i lotti popolari del quartiere. Quell’appartamento, assegnato almeno vent’anni fa alla madre di Moccia, era occupato senza più diritto perché moroso dal 1994 con circa 60 mila euro di debito nei confronti dell’Ater.