Le case popolari fatiscenti e che restano in lista d’attesa perché il Comune non ha i fondi per ripararle potranno andare agli inquilini in graduatoria che vogliono o possono sostenere i costi degli interventi. Così stabilisce il nuovo Regolamento per la gestione degli interventi di autoriparazione negli immobili di Edilizia residenziale pubblica (Erp), che presto arriverà al vaglio dell’assemblea capitolina e che ha ottenuto già il parere favorevole dei Municipi, esclusi il VI e il XIV, e delle commissioni competenti.
Il Comune si farà carico di una somma che va dai 7 ai 15mila euro, a valere sui canoni d’affitto da corrispondere successivamente all’accesso all’alloggio. Non solo. Le persone che vivono in alloggio Erp e sono in ritardo con il pagamento del canone l’affitto, ma hanno concordato un piano di rientro con il Comune, potranno farsi riconoscere il costo di eventuali interventi di manutenzione svolti dentro l’alloggio, sempre con la formula dello storno su quanto dovuto all’amministrazione.
Ieri è stato presentato il piano di manutezione dei 27mila alloggi popolari, dove il Comune di Roma ha investito 4,5 milioni per mille interventi, che hanno interessato 3mila famiglie, nel 2023 e ha già stanziato 12,5 milioni per il 2024 per evadere una lista di 11mila richieste accumulatesi dal 2014 e mai prese in carico.
“I soldi che abbiamo, li utilizziamo per intervenire nelle case già abitate, abbiamo triplicato i fondi ma purtroppo dopo anni di abbandono la situazione è questa”, ha sottolineato il presidente della commissione capitolina Politiche abitative, Yuri Trombetti del Partito democratico, durante una seduta congiunta delle commissioni Roma Capitale e Patrimonio. Il principio del nuovo regolamento “è questo – ha spiegato Trombetti -. Ci sono degli interventi che sono a cavallo tra manutenzione ordinaria e straordinaria. Nei casi in cui può intervenire l’inquilino, il Comune riconoscerà il lavoro fatto, azzerando l’affitto, fino a quando l’inquilino non rientra di quello che ha speso. Se ci sono interventi da svolgere dentro casa il Comune manda un tecnico, si fa una stima dei costi sul prezziario dei lavori pubblici e poi si procede. Il regolamento nasce da una delibera della giunta regionale del 2016 che invita a fare un regolamento per l’autoriparazione. Nei casi in cui c’è il silenzio assenso, per interventi urgenti, si interrompe l’elettricità o lo spurgo della fogna, riconosciamo fino a 3 mila euro per l’intervento svolto dall’inquilino”.
Altro capitolo riguarda le abitazioni vuote perché necessitano di una manutenzione prima di essere assegnate. Il Comune solitamente fa scorrere le graduatorie proponendo agli inquilini aventi diritto tre immobili disponibili. “Se l’inquilino è interessato a uno di questi alloggi, e può farsi i lavori, il Comune ne riconoscerà l’importo” e lo farà “per un massimo di 15mila euro, che scende a 7mila se si fanno i lavori in economia. Se l’inquilino si auto-ripara l’abitazione, gliela assegniamo. Questo ci consente di rimettere in circolo case disponibili ma che non possiamo assegnare, senza farle rimanere vuote per anni”. Secondo Trombetti il regolamento “da un lato aiuta chi sta già dentro casa, dall’altro fa scorrere le graduatorie e al Comune consente il recupero delle morosità: ovviamente potrà accedere soltanto chi ha già accettato un piano di rateizzazione dei pregressi affitti non corrisposti”.