La nostra posta di redazione è ormai quotidianamente sommersa dalle comunicazioni di chiusure di ogni tipo di attività.
Qualcuno lo fa in modo soft e contemporaneo “switchando” vendite e contatti con i clienti, sulla rete.
Altri, invece vanno giù piatti annunciando solo le date di chiusura e di possibile riapertura.
L’arco delle mail va dalle gallerie d’arte, all’abbigliamento, dalla ristorazione alla gioielleria.
Certo questo comportamento è quanto mai in linea con le direttive governative, con il buon senso e con la quasi totale mancanza di domanda.
Quello che “disturba”, invece, è lo stillicidio di queste chiusure in ordine singolo e sparpagliato come se non ci fosse una regia generale e come se fossero decisioni univoche e non conseguenti ad un trend che sta colpendo la nazione tutta.
E poi ci ispira tanta tristezza perché hanno il sapore di rese fatali, più che di un adattarsi alla difficile situazione igienico-sanitaria.
Stamattina il Presidente Conte ha stanziato altri 25 mld a sostegno di un mercato, pressochè, azzerato.
Ma in tutta onestà chi di noi oggi, pur avendo un meteo più che favorevole, sente la voglia di andare a fare shopping? Chi ha l’allegria di farsi un regalo e di in entrare in un negozio per toccare, guardare, sognare e forse scegliere? Pochi, pochissimi, forse nessuno.
Per evitare questo “sgocciolio” di serrate varrebbe davvero la pena di prendere una decisione forte, dura, gravosa ma chiara.
Tutti in casa e tutto chiuso tranne, naturalmente i generi di prima necessità e le farmacie o i servizi di primo soccorso.
Dai Presidente Conte hai fatto 30 abbi il coraggio di fare 31. E poi, però garantisci al Paese l’aiuto per ricominciare più forte di prima.
Per ora #iorestoacasa