Cia annuncia il nuovo roadshow “Il Paese che vogliamo”

La Cia presenta alla stampa il suo nuovo impegno e accende i riflettori sulle aree interne, sempre più svilite e dimenticate

Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) ha organizzato una serata conviviale molto piacevole nella sua sede romana.

Il Presidente Dino Scanavino è stato un padrone di casa attento e per nulla invasivo. Un discorso di poche parole ma chiare  per illustrare la nuova mission di Cia: un roadshow per portare sul territorio nazionale il programma “Il Paese che vogliamo”.

Il “tour” partirà a settembre ed evidenzierà le cinque mosse che Cia ritiene non più rinviabili e necessarie per migliorare il governo del territorio. E il territorio italiano è tanto vario, con problematiche e realtà incredibilmente diverse e a volte difficili da affrontare.

Scanavino si riferisce a tutte quelle aree del Paese che, al di fuori delle mure cittadine, vivono e sopravvivono. Ma proprio da quelle zone, troppo spesso sottovalutate, arriva gran parte della produzione agricola che sostiene il mercato interno.

Questa è una delle grandi ricchezze della penisola. L’Italia dell’agricoltura. Spesso in mano a grandi gruppi ma ancor più spesso frammentata e gestita da singoli o da piccole realtà aggregate.

A tutti noi sono evidenti i gap culturali, comunicazionali, le difficoltà e le necessità (spesso ignorate) di chi vive e lavora lontano dal circuito cittadino. Scanavino chiede alla stampa e alla politica (ce lo auguriamo di cuore!!) di accendere i riflettori proprio sulla qualità del quotidiano e sui sacrifici di chi abita queste zone interne. “Il Paese che vogliamo” prenderà in esame anche il consumo del suolo, l’abbandono e lo spopolamento delle aree rurali e marginali.

Noi aggiungiamo che l’impegno di Cia è il benvenuto e potrà dare i suoi frutti solo se accompagnato da una politica economica da parte del governo centrale.

Troppi tagli, troppi paletti e troppi nuovi costi aggiuntivi per chi campa di e sulla terra. Troppa diffidenza nei confronti degli agricoltori quasi fossero, con i prodotti usati legalmente, gli unici veri avvelenatori dell’aria che respiriamo e del cibo che mangiamo. Le direttive ci sono e valgono per tutto il territorio nazionale. La continua e variabile interpretazione, da comune a comune, delle norme esistenti, a volte fa più danni del maltempo.

E non dimentichiamo le risorse economiche europee. Che valgono cifre notevoli. Purtroppo, però, si perdono in mille rivoli e troppo spesso favoriscono i soliti noti. Al piccolo coltivatore, sempre più spesso, non arriva nemmeno un Euro bucato. Oneri e non onori per la nostra agricoltura!

Quindi aspettiamo settembre e l’inizio del roadshow “il Paese che vogliamo” che deve dare: forza, voce, coraggio e aiuto alle economie locali.

Se vedi un contadino arare il
campo, mietere il grano, quello è
l’Italia… (Renzo Pezzani – Ecco l’Italia)

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