Confcommercio, una timida ripresa per il Lazio

L'ufficio studi dell'associazione presenta il rapporto sulle economie locali. La Lombardia è ancora lontana

Chi ha sofferto più la crisi degli ultimi anni? Domanda ovvia, ma non troppo. Il Lazio. Lo dice un rapporto di Confcommercio (qui il documento) dedicato all’andamento dell’economia negli ultimi anni. Primo dato, il Pil pro-capite che tra il 2014 e il 2017 è sceso dello 0,7% contro una media nazionale positiva dello 0,6%. Il Pil pro-capite della Lombardia è cresciuto dello 0,9% negli ultimi anni.

Secondo dato, i consumi. Nel triennio 2014-2017 nel Lazio sono pressochè ristagnati, attestandosi intorno a una crescita dello 0,2%. Molto meglio a Milano e dintorni dove la spesa nel medesimo intervallo di tempo la spesa è aumentata dell’1,2%.

“Anche in termini di spesa per consumi, la crisi ha colpito in misura più accentuata le regioni del Mezzogiorno nelle quali la riduzione, in termini di variazione media annua, è stata, tra il 2008 ed il 2013, del 2,4%, peggiore di circa un punto all’anno rispetto alle dinamiche osservate nelle regioni settentrionali. Pertanto, essendo i consumi pro capite un indice di benessere economico meno approssimativo del Pil, il peggioramento delle condizioni di vita nel Sud del Paese è stato piuttosto grave, sia in termini assoluti sia in comparazione con il resto dell’Italia”, si legge nel rapporto di Confcommercio.

Ma il futuro riserva fortunatamente qualche sorpresa. Per il 2019 Confcommercio stima nel Lazio un Pil pro-capite a 100,5, contro una media nazionale di 103 e un dato relativo al Centro di 101. Una ripresa sì, insomma, ma molto timida.

Pensare che secondo Bankitalia per le imprese laziali, lo scorso anno si è registrata “una contenuta espansione dei livelli di attività nel comparto industriale, favorita dalla dinamica della domanda estera”. Nel dettaglio, la crescita ha riguardato anche il settore dei servizi (trainato dalla ripresa dei consumi e dalla crescita dei flussi turistici, sebbene più lenta che nell’anno precedente) ma non quello delle costruzioni in cui l’attività ha ristagnato. Migliorano poi gli indicatori del mercato del lavoro, con l’occupazione che cresce (per dipendenti e lavoratori over 45), mentre cala il tasso di disoccupazione e il numero di Neet (giovani che non lavorano e non studiano).

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