L’armadio può attendere. L’allarme di Federmobili

Il settore dell'arredamento attacca il governo: noi pronti a riaprire, perché dobbiamo aspettare il 18 maggio?

Coffice arredo

Ordinare per poi non ricevere nei tempi dovuti. Magari l’armadio, la cassettiera, o persino la cucina. O magari non ordinare proprio, visto che i negozi sono chiusi, con il rischio di mettere gli indumenti in qualche angolo remoto della casa, in attesa di un armadio. Succede in Italia, ai tempi del coronavirus. E anche a Roma. Gli imprenditori del mobile sono sul piede di guerra. “Inutile nascondere la delusione totale provata nell’ascoltare le parole del premier, pochi giorni fa e nel leggere il decreto da lui firmato. Non vogliamo mettere in secondo piano la salute della popolazione Italiana, ma non possiamo neppure accettare che venga messa in secondo o terzo piano l’attività economica del Paese”, ha attaccato Mauro Mamoli, presidente di Federmobili.

“Ci sono comparti del commercio al dettaglio che possono riaprire il 4 maggio senza ripercussioni sulla salute del personale e dei clienti, il nostro è uno di questi settori. Non si rischiano assembramenti, si possono accogliere i clienti solo su appuntamento in orari e giorni prestabiliti. Si possono fare aperture parziali in spazi con superfici espositive di dimensioni importanti dove il distanziamento sociale può essere garantito e rispettato senza problemi”. Al governo però, non sembrano averlo compreso.

“Fortunatamente non tutto il decreto si è dimostrato una delusione ed un fallimento. Il nostro mondo non può, e non deve, perdere completamente la visione ottimistica e propositiva che stanno alla base del pensiero di chi fa impresa. Federmobili – Confcommercio Imprese per l’Italia, ha chiesto con insistenza, e senza perdersi d’animo, che le consegne riprendessero il prima possibile, quindi ritengo un successo di Federmobili – supportata da Confcommercio – l’aver trovato il codice Ateco 43 tra quelli che riprenderanno l’attività all’inizio del mese prossimo”.

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