“È raro trovare una coalizione così ampia che sostenga un candidato civico. Farlo per la sfida che riguarda Roma, con tutto quello che rappresenta – un unicum nella storia del mondo cui dovremmo restituire il ruolo di Caput mundi – è un fatto politico, nel senso più alto del termine. Di questo ringrazio Giorgia Meloni – colei che mi ha presentato a tutta la coalizione – e con lei Matteo Salvini, Antonio Tajani, Giovanni Toti, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa. Tutto il centrodestra nella sua versione più vasta che ha deciso di sostenere me e una donna di grande esperienza come la dottoressa Simonetta Matone. Senza dimenticare un alleato e terzo elemento del tris: quel vulcano di Vittorio Sgarbi…”. Così Enrico Michetti, in una intervista a Libero.
Smentisce quindi una inchiesta della Corte dei Conti sugli affidamenti di alcuni suoi servizi agli enti pubblici: “Non ho nessuna verifica da parte della Corte dei conti! Sono notizie che non mi riguardano”.
Sul saluto romano poi precisa: “Quando Cesare passava in rassegna le sue truppe lo faceva con la mano aperta e le falangi ben distanziate. E la mano aperta significava venire in segno di pace. Parlavo di questo: la mia era un’analisi tecnico-storica del saluto. Poi erano i primi mesi della pandemia e mi si chiedeva ‘ma rispetto alla stretta di mano come lo definirebbe’? Io ho semplicemente risposto: più igienico, non c’è contatto. Anche la scienza potrebbe convenire sul saluto che si faceva nell’antica Roma”. Sul suo essere indicato come un “radio tribuno” poi replica: “È il complimento più grande che mi si possa fare. Il tribuno della plebe era sacro e inviolabile. Ed era il vero rappresentante del popolo” e “chi ha fatto la prima riforma agraria, la riforma più importante dell’epoca repubblicana?”, “riuscire a fare oggi un centesimo di ciò che hanno fatto i Gracchi significherebbe conquistarsi un piccolo posto nella storia”.
Quindi traccia il suo programma di priorità: “Occorrerà spingere sulla raccolta differenziata, oggi indietro su tutti i parametri. Ciò non è nulla se non si predispongono gli impianti per il riutilizzo, il riciclo, il riuso: che significa mettere in cantiere tutto quel ciclo virtuoso che trasforma il rifiuto in prodotto. Ma per questo servono gli impianti, la pianificazione: che vuol dire trovare le aree, polverizzandoli su tutto il territorio. E poi devono ‘arrivare’ i trasporti, come dicono i romani: occorre implementare il trasporto collettivo. Ossia nuove metropolitane, non solo su carta, e il prolungamento della metro in superficie. Infine attenzione alla sicurezza. Non solo davanti i ‘biglietti da visita’, le stazioni oggi terra di nessuno, ma piazza su piazza. Occorre portare il centro in periferia”, “mi stanno a cuore le periferie, la zona sub-urbana, il centro di Roma. L’interesse collettivo non si può fare per classi o per categorie. E gli abitanti del centro non debbo lusingarli con delle promesse ad personam ma assicurando rioni storici puliti, ordinati, fruibili. Perché del centro di Roma deve godere tutta la città”.