Era democristiana: Rebecchini, Tupini, Cioccetti

L'inizio dell'era democristiana in Campidoglio risale al 10 dicembre del 1946

SALVATORE REBECCHINI, IL SINDACO-INGEGNERE

L’inizio dell’era democristiana in Campidoglio si può far risalire al 10 dicembre del 1946 con l’elezione a sindaco di Salvatore Rebecchini, ingegnere ed esponente della Dc romana, anche se, per continuità di mandato, sarebbe più giusto farla iniziare il 5 novembre del 1947. Sì perché la prima esperienza da primo cittadino della Capitale fu brevissima, appena due settimane. Nell’impossibilità, infatti, di formare una giunta omogenea Rebecchini si dimise e i romani conobbero una nuova gestione commissariale (Mario De Cesare) dopo quelle post-liberazione.

La prima giunta fu un tripartito (Dc-Pli e Uomo Qualunque), ma per essere eletto sindaco Rebecchini dovette ricorrere al voto dei 3 consiglieri del Msi  determinanti per raggiungere la maggioranza in consiglio comunale (41 su 80). Vale la pena ricordare che siamo nell’immediato dopoguerra caratterizzato da una forte contrapposizione tra lo Scudo crociato di Alcide De Gasperi ed il Fronte Popolare Pci-PSi guidato da Palmiro Togliatti e Pietro Nenni. Cambiato il clima politico, dopo le elezioni del 1952, Rebecchini diede vita ad una giunta a quattro (Dc, Pli, Pri e Psdi) con la sparizione dell’Uq.

E’ l’epoca della ricostruzione e, per giunta, Roma ha un grande appuntamento che l’attende: l'”Anno Santo” del 1950. Per tale occasione, che calamita milioni di persone sulla Capitale, sotto la giunta Rebecchini vengono conclusi i lavori di Via della Conciliazione e portata a termine la Stazione Termini. Prendono il via anche le opere per l’apertura di via Gregorio VII e terminata la realizzazione della galleria sotto il Gianicolo in asse con Ponte Amedeo d’Aosta. Inoltre, per raccordare la nuova viabilità con Corso Vittorio Emanuele II vengono demoliti alcuni stabili tra la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e via Giulia. Nel 1951 viene inaugurato un tratto del Grande Raccordo Anulare (GRA) che, nel 1956, è completato al 75%. Un anno prima, nel 1955, viene aperta al pubblico una prima tratta della metropolitana di Roma (l’odierna linea B che allora era limitata a Termini-Eur). Sempre in quegli anni fu aperta via Cristoforo Colombo fino all’Eur e quindi prolungata fino ad Ostia. Questo per quanto riguarda le opere più importanti ma grande fu anche l’impegno sul piano edilizio con la realizzazione in un decennio, dal 1949 al 1959, di oltre 110 mila vani di edilizia economica e popolare. Nel 1953, inoltre, Rebecchini insediò una commissione di 90 esperti (Comitato di elaborazione tecnica) per elaborare un nuovo Piano Regolatore Generale di Roma  in sostituzione di quello vigente del 1931 in via di scadenza. Sempre durante la sua sindacatura Roma fu scelta dal Cio per ospitare nel 1960 le Olimpiadi.

Altre opere – e altri sventramenti – avrebbe voluto realizzare il sindaco-ingegnere, ma ne fu impedito o ostacolato dalla dura opposizione della sinistra e dagli ambientalisti (è del 1956 il duro attacco dell’Espresso alla giunta capitolina per i suoi rapporti con il “generume” romano ed in particolare con la Società Generale Immobiliare nell’inchiesta di Manlio Cancogni “Capitale corrotta-Nazione infetta”). Data anche l’età (65 anni)  Rebecchini, sindaco per otto anni e nove mesi (fino al 2 luglio 1956) decise di porre fine alla sua esperienza capitolinae di non candidarsi nelle elezioni comunali svoltesi nel maggio 1956.

UMBERTO TUPINI :  INTERESSATO ALLA POLITICA NAZIONALE

L’era Dc prosegue con Umberto Tupini, che prima di diventare sindaco aveva ricoperto vari incarichi ministeriali e politici. La sua giunta è come quella del suo predecessore, ovvero un quadripartito Dc-Pli-Pri-Psdi. IL suo non fu un lungo mandato (durò poco meno di un anno e mezzo (2 luglio 1956-27 dicembre 1957). Da tenere presente che le elezioni comunali del mese di maggio 1956 erano state alquanto condizionate dall’inchiesta del settimanale “L’Espresso” “Capitale corrotta – nazione infetta che aveva portato alla decisione della Dc di non ricandidare il sindaco uscente Rebecchini.

Nell’inchiesta in questione si denunciavano le speculazioni edilizie a Roma, dandone la responsabilità all’amministrazione uscente e alla Società  Generale Immobiliare, proprietaria di numerosi terreni divenuti edificabili. Tupini cercò di allentare la pressione sul Campidoglio abbandonando il progetto per la realizzazione dell’albergo Hilton sui terreni di Monte Mario appartenenti alla Società Immobiliare, ma ciò non bastò per eliminare gli attacchi dell’opposizione alla politica urbanistica del Comune.

La sinistra, infatti, non allentò la presa sulla nuova amministrazione non risparmiando dure critiche alla politica urbanistica comunale, che proseguiva sulla strada tracciata da Rebecchini, soprattutto su alcune varianti al piano regolatore del 1931, allora vigente,  fra cui quella che avrebbe dato il via all’edificazione di una vasta porzione di Villa Chigi, allora privata. La delibera con la quale si adottava la variante fu approvata dalla maggioranza capitolina, ma fu successivamente bocciata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Comunque, Tupini e la sua giunta proseguirono nei lavori per la stesura di un nuovo piano regolatore, processo avviato nella precedente consigliatura nel 1953  che si concluderà, poi, nel 1962. Ma alla conclusione dell’iter sul nuovo piano Tupini non portava più la fascia tricolore. Si era infatti dimesso da sindaco a fine 1957 (esattamente il 27 dicembre), perché aveva deciso di partecipare alle elezioni politiche del 1958 per il Senato. Rimase comunque in carica fino al 10 gennaio del 1958 quando gli subentrò Urbano Cioccetti, che fino alle sue dimissioni era stato assessore anziano, ovvero vicesindaco.

C’è da dire che Tupini era più interessato alla vita politica nazionale che comunale. Come detto, prima di essere eletto sindaco di Roma era stato ministro di Grazia e Giustizia nel secondo governo Bonomi (1944-1945). Aveva poi fatto parte dell’Assemblea costituente (dal 1946 fino alla conclusione dei suoi lavori) ed era stato eletto senatore nelle elezioni del 18 aprile 1948. Quindi di nuovo ministro ai Lavori Pubblici (IV e V governo De Gasperi) e poi alla Riforma amministrativa nei governi Fanfani I e Scelba. Porta il suo nome la legge n.408 del 1949 che ha favorito la moltiplicazione delle cooperative edilizie.

URBANO CIOCCETTI, IL SINDACO CAMPIDOGLIO E VATICANO

Le dimissioni da sindaco di Umberto Tupini, più interessato alle questioni nazionali che a quelle romane, portarono l’8 gennaio del 1958 all’elezione (da parte del Consiglio comunale) di Urbano Cioccetti, già consigliere anziano, quindi vicesindaco, nella giunta precedente. Il nuovo primo cittadino della Capitale ottenne i voti della Dc, del Pli e del Psdi (tranne quello di Giuseppe Saragat, leader del partito socialdemocratico, che era assente) e quelli determinanti, della destra, monarchici e Msi. Per ottenere il voto ed il sostegno esterno alla sua giunta di quest’ultimi Cioccetti dovette pagare un conto salato in termini politici e di immagine, ovvero rinunciare a commemorare il quindicesimo anniversario della liberazione di Roma che cadeva il 4 giugno 1959. Un fatto che lo indebolì non poco anche internamente alla Democrazia Cristiana.

Ma chi era Cioccetti? In consiglio comunale fin dal 1946, era un politico locale di lungo corso con strettissimi  legami con il Vaticano. Ricoprì infatti la carica onorifica di cameriere di cappa e spada di papa Pio XII e fu componente del consiglio di amministrazione dell’Istituto di credito finanziario a capitale vaticano. Fu inoltre vicepresidente dell’Azione Cattolica.

Anche Cioccetti, come Tupini, seguì a livello urbanistico, sia pure con delle modifiche, la via indicata da Salvatore Rebecchini. In particolare fece approvare, tra le prime mosse della sua amministrazione, la variante che autorizzava la realizzazione dell’albergo Hilton su un’area della Società Generale Immobiliare a Monte Mario, progetto constestato già ai tempi di Rebecchini e che era stato accantonato, per quieto vivere, da Tupini (per la cronaca, la variante urbanistica fu approvata a maggioranza dal consiglio comunale il 23 settembre 1958 e l’inaugurazione dell’hotel avvenne nel 1963).

Le modifiche al piano regolatore di Rebecchini riguardarono soprattutto il ridimensionamento delle aree direzionali e le previsioni di espansione ad est di Roma, a vantaggio del moderno quartiere dell’Eur e sulla direttrice della via Cristoforo Colombo verso il mare (Ostia). In vista poi delle Olimpiadi del 1960 in programma nella Capitale, l’amministrazione Cioccetti fece ampio ricorso alla cosiddetta “Legge Pella” (provvedimenti straordinari per Roma) per realizzare (spesso in fretta e con improvvisazione) opere collegate allo svolgimento dei Giochi, ovvero la via Olimpica, il Villaggio Olimpico tra i quartieri Parioli e Flaminio ed il viadotto di Corso Francia.

A seguito delle elezioni comunali del 6 e 7 novembre 1960, Cioccetti fu rieletto sindaco dal consiglio comunale con i voti della Dc e del Pli e l’astensione di Pri e Psdi. Senza la maggioranza assoluta, la sua nuova giunta non ebbe vita lunga e durò pochi mesi, ovvero fino all’11 luglio 1961 (ma le dimissioni da sindaco erano avvenute il 29 aprile precedente, anche a causa di uno scandalo concernente l’affidamento a trattativa privata di alcuni appalti di manutenzione stradale). Prima di avere un nuovo Primo cittadino Roma dovette attendere circa un anno, sottoposta a gestione commissariale affidata al prefetto Francesco Diana.

 

 

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