Lo scandalo dei camici, questa volta non tocca gli ospedali ma, travolge e svergogna la politica.
‘’Pazzesco indagato perché ho pagato di tasca mia’’. Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, lancia un messaggio chiaro e semplice, come è abituato, all’elettorato della Lega. Ma forse questa volta rischia di mettersi in cattiva luce, anche per il più sprovveduto dei leghisti.
Fontana omette infatti dal confessare che l’indagine della magistratura si riferisce alla disposizione di un pagamento data a una società fiduciaria, intestata al Presidente della Regione, alla quale sarebbero affluiti capitali provenienti da una presunta voluntary disclosure fatta su capitali detenuti all’estero.
Come non chiedersi quanto grave sia per un politico e amministratore pubblico di lungo corso, come Fontana, essere per tanti anni, in condizioni da dover poi utilizzare una sorta di sanatoria su comportamenti, anche per i comuni mortali, da definire quanto meno impropri e comunque assimilabili ad una “evasione fiscale”
Se per il Presidente della Regione è stato un comportamento ‘’possibile’’ con funzioni di carattere politico/pubblico, non ci stupisce che ora si consideri innocente su quanto è emerso durante il lockdown, dalle mascherine pannolino, ai test sierologici, all’ospedale in Fiera, fino ai camici acquistati e poi fatti regalare dal cognato. Atti per i quali è ora indagato.
Ma non può essere una posizione accettabile, nemmeno per il più duro dei leghisti. A meno di ammettere che la politica formato Lega sia quella ‘’evasiva’’ del presidente Fontana oggi e di altri ieri.