Il caso / Se Ama accorcia i tempi di pagamento per le fatture

La municipalizzata sull'orlo del baratro per non aver approvato ancora il bilancio 2017 e a corto di liquidità, si dimostra essere a sorpresa un buon pagatore. Per ora

A Roma tutto è possibile. Se una società a undici mesi dalla chiusura dell’esercizio non riesce ad approvare il bilancio, qualche problema lo ha. Liquidità? Crediti? Debiti? Tutto può essere. Però stavolta in Ama, la municipalizzata dei rifiuti che potrebbe ben presto condividere il destino di Atac (finita coi libri in tribunale) se le cose non cambieranno, qualcosa funziona: i tempi di pagamento delle fatture che, miracolo, si sono accorciati sensibilmente. Basta dare un’occhiata all’indicatore che la società aggiorna ogni tre mesi per accorgersene. Nel primo trimestre dell’anno in corso per pagare una fattura in Ama ci volevano 118 giorni in media.

Un periodo sceso a 59 giorni nel secondo trimestre e addirittura a 55 nel terzo. Dunque meno della metà rispetto ai tempi richiesti a inizio anno. Ma il confronto più sorprendente è nel confronto anno su anno. Nel terzo trimestre 2017 ci volevano 103 giorni per onorare un pagamento, contro i 55 dello stesso periodo del 2018. E 81 nel secondo trimestre 2017 contro i 59 dell’anno successivo. Mica male per un’azienda che non gode certo di buona salute e decisamente poco efficiente nella raccolta.

Tutto questo non toglie che Ama debba approvare in fretta e furia il bilancio 2017. “Senza l’approvazione del bilancio di Ama da parte della giunta Raggi non potranno essere sbloccate le nuove linee di credito concesse dalle banche e che garantirebbero all’azienda continuità finanziaria. Una situazione drammatica, aggravata dall’imminente scadenza delle attuali linee di credito che potrebbe portare Ama verso il baratro” ha dichiarato giorni fa Claudio Mancini, deputato del Partito Democratico e candidato alla segreteria del Pd Lazio.

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