Imprese e grillini, lo strano caso del dialogo impossibile a Roma

Per gli imprenditori i Cinque Stelle soffrono di sindrome da accerchiamento e per questo si chiudono a riccio. Intanto tramonta (quasi) del tutto il sogno della Tiburtina Valley

Imprese e grillini sono ai ferri corti a Roma. D’altronde il mezzo attacco del premier Paolo Gentiloni, la scorsa settimana, ha un po’ fornito la leva per esprimere alla Giunta Raggi tutto il disappunto del mondo industriale capitolino verso quello che viene ormai bollato come “immobilismo” amministrativo. Perchè, dicono le imprese, non fare nulla è peggio che fare male.

Perchè tutto questo? Radiocolonna.it lo ha chiesto a Giuseppe Gori, ex vicepresidente di Unindustria con delega alla coesione associativa, buon conoscitore del tessuto industriale romano. “Credo che alla base di tutto ci sia una specie di sindrome di cui soffrono i Cinque Stelle. La paura dell’accerchiamento che li porta a vedere trappoloni dappertutto. Le nostre proposte, quelle delle imprese, per esempio sono tornate al mittente costringendoci a girarle direttamente al Ministero dello Sviluppo, dove c’è il tavolo su Roma”.

Secondo Gori il vero problema dei grillini si chiama fiducia. “Hanno poca fiducia quando dovrebbero averne di più. Noi come imprenditori abbiamo a cuore il destino di questa città”. Eppure, per una partita ancora tutta da giocare, quella del dialogo costruttivo tra imprese e grillini, ce ne è una che sembra persa, o quasi. Quella per la creazione della cosiddetta Tiburtina Valley (qui un focus di Radiocolonna). Dopo anni di promesse mancate, e non solo grilline, ci si è messa anche la crisi: “la società incaricata di bonificare e risanare l’area è finita in procedura fallimentare”, confida Gori. La Tiburtina Valley rimane un sogno. Ben chiuso nel cassetto.

 

 

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