“Cura del ferro” è una delle espressioni più ricorrenti quando si parla del trasporto pubblico locale di Roma e dei suoi problemi. Spesso viene evocata come un mantra, da pronunciare come se contenesse al suoi interno la formula magica per risolvere i guai atavici del trasporto capitolino. Con questa espressione, infatti, si intende la necessità di incentivare sistemi di trasporto basati sul ferro – metro, tram, ferrovie urbane – piuttosto che su quelli fondati soprattutto sulla sostituzione e integrazione di bus.
Secondo il comitato Metrovia e Roma Ricerca Roma, questa “cura” deve essere invece una vera e propria rivoluzione per dotare la Capitale – finalmente – di un sistema di trasporto valido ed efficiente.
“La rivoluzione del ferro presuppone il completamento della pianificazione ormai consolidata delle quattro metropolitane, con la realizzazione della linea D, la prosecuzione della C e le estensioni di A e B – spiega Metrovia – Sono infrastrutture fondamentali, la D in particolare, che attraversa la città da nord a sud con un tracciato capace di decongestionare molto e su cui Roma sconta un ritardo enorme e il cui iter realizzativo deve ripartire subito”.
Ma poi il paradigma del trasporto romano, spiega il comitato, deve cambiare radicalmente e aprirsi a nuove strade.
“Una soluzione è rappresentata dall’introduzione di metropolitane di superfice, che possono essere realizzate da un lato operando direttamente sulle due ex ferrovie concesse, dall’altro sfruttando le grandi potenzialità del nodo ferroviario di Roma, che va liberato dal traffico merci che ancora lo attraversa e va adattato anche alle esigenze del trasporto urbano – dice Metrovia – Tutti interventi possibili dando seguito alle opere infrastrutturali già previste. In parallelo ai programmi per le linee sotterranee, che restano un orizzonte di più lungo periodo, è quindi possibile realizzare nella capitale una maglia di nuove metropolitane che corrono sui binari ferroviari, lavorando in simbiosi coi treni regionali, così da intensificare la rete urbana del ferro e al tempo stesso ottimizzare il servizio per i pendolari. Con convogli allestiti per il trasporto metropolitano, servendo decine di nuove stazioni, moltiplicando i nodi di scambio, collegando le periferie. È una soluzione compatibile con l’attuale esercizio dei treni, possibile grazie alle nuove tecnologie di segnalamento e agli slot liberati dopo l’avvento dell’alta velocità e realizzabile infine appoggiandosi in massima parte agli interventi infrastrutturali già previsti da RFI sul nodo di Roma”.
Ma bisognerebbe anche incentivare un sistema tranviario efficiente.
“Occorre importare a Roma il “modello francese” di ultima generazione, adottato a Firenze e a Palermo e in rapida diffusione in molte città d’Europa – conclude – si tratta di linee dotate di quattro elementi essenziali a garantirne regolarità e rapidità: sede dedicata esclusiva, asservimento semaforico, fermate cadenzate a 400-600 metri, oltre che un’adeguata frequenza. Queste caratteristiche avvicinano il servizio, per molti aspetti, a quello delle metropolitane e fanno una grande differenza sia con i bus, che con le attuali linee tranviarie, che mantengono la promiscuità con altri mezzi anche nelle tratte a corsia riservata”.