Siamo arrivati alla grande sete della Citta?
Roma è alla canna del gas, anzi dell’acqua. Non è possibile più approvvigionarsi dal lago di Bracciano, altrimenti il bacino rischia il disastro ambientale. E allora la Capitale decide di “razionare” l’acqua.
Da qui “a sette giorni non ci sara’ nessuna soluzione, se non quella di razionare l’acqua dei romani. Questo succedera’ dal 28 in poi per un milion e mezzo di cittadini”. Lo dice il presidente di Acea Paolo Saccani.
Queste misure, dice ancora, “impatteranno” su un milione e mezzo di persone, ma anche sui palazzi delle istituzioni, sulle ambasciate. “Parliamo della capitale dell’Italia, non faremo certo del bene all’immagine internazionale del Paese e tutto per 1,5 millimetri al giorno”. Dunque, ribadisce, da qui al 28 non succedera’ niente, poi ci sara’ “un piano di razionamento dell’acqua a Roma. Noi non la fabbrichiamo l’acqua”.
Sulla stessa linea il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. “Purtroppo è una tragedia. Il livello del lago (Bracciano) si è abbassato con il rischio di catastrofe ambientale inimmaginabile fino a questo momento”, dice Nicola Zingaretti
“Abbiamo previsto che il blocco del prelievo parta tra sette giorni, abbiamo tempo 7 giorni per trovare tutte le possibilità per limitare al massimo il disagio per i cittadini, ma è sbagliato chiudere gli occhi. Il problema c’è ed e’ grave – afferma Zingaretti – Sta finendo l’acqua a Roma ed è giusto responsabilizzare tutti”.
Se però si fosse avviato un serio piano di ristrutturazione degli acquedotti, a questo non saremmo arrivati. Le perdite delle tubature sono il 30% di tutta l’acqua trasportata. Anche l’idea di chiudere i nasoni è stata, appunto, un buco nell’acqua.