La Radio non morirà perché è capace di rinnovarsi

Parla Eduardo Montefusco, fondatore di Rds, tra i maggiori network nazionali. “E’ un mezzo in grado di abbinarsi perfettamente ai dispositivi digitali”. L’importanza di presidiare il territorio.

EDUARDO MONTEFUSCO EDITORE RADIO DIMENSIONE SUONO SPA

E’ il mass media più antico, ma forse è quello che regge meglio l’urto della crisi. La radio, vecchia signora della comunicazione, ce la sta mettendo tutta per superare indenne gli anni più duri della crisi dell’editoria. I numeri d’altronde parlano chiaro: solo tra il 2013 al 2014, il sistema radiofonico nazionale ha perso 36 milioni di ricavi (-6,8%), toccando quota 481 milioni. Ma non basta a buttare giù un circuito che per quasi un secolo ha tenuto testa alle rivoluzioni della tv prima e di internet dopo. Merito anche di vere e proprie eccellenze, come Radio Dimensione Suono, romana di nascita, ma internazionale per vocazione e necessità. Radiocolonna.it ha intervistato Eduardo Montefusco, classe 1953, editore e presidente di Rds, diviso tra Roma e Miami,  per capire cosa c’è all’orizzonte radiofonico, ma anche individuare i fattori che hanno portato la radio con sede alla Balduina ai vertici dell’emittenza nazionale (fatturato 2014 a 32,4 milioni, utile a 3,2 milioni e pubblicità a +10%).

Presidente, l’emittenza vive una delle sue stagioni peggiori, tra calo dei ricavi (-36 milioni tra il 2013 e il 2014) e della pubblicità. Eppure Rds continua a rimanere un’eccellenza…

Vorrei partire da una considerazione, il periodo indicato ha rappresentato un momento di difficoltà per tutto il mercato pubblicitario, che ha chiuso a -2,5% e dove la radio ha chiuso con una perdita inferiore all’1,8%. Già dall’anno 2015, la radio ha registrato una crescita sensibile all’8,8% sopra la media del mercato, che è stata dell’1,7%, questo ad indicare che il comparto è solido ed attrattivo. RDS dal canto suo, in una fase di flessione generale di mercato, ha strutturato un nuovo posizionamento, con l’obiettivo di costruire le più efficaci forme di engagement e soddisfare i bi-sogni sia dei nostri partner commerciali che dei nostri utenti. In più, in qualità di entertainment company, abbiamo arricchito il catalogo dei nostri format e ragionato sempre più in una modalità di Total audience e distribuzione dei contenuti su una piattaforma crossmediale, questo ci ha permesso di sovraperfomare con una crescita a doppia cifra, rispetto al mercato.

A soffrire sono soprattutto le piccole emittenti locali. Colpa, anche, di una cronica confusione nella distribuzione dei fondi all’editoria, parte dei quali reperibili dal canone Rai. Le cose stanno proprio così?

Guardando il quadro da una prospettiva più ampia ritengo che la corretta strategia sia quella di saper presidiare il territorio con un’offerta unica, che consideri le reali potenzialità e sviluppi dei contenuti e delle attività, in una modalità di geo-marketing e di prossimità. Ricordiamoci che le emittenti radiofoniche negli USA sono ed esprimono il proprio potenziale a livello locale.

Lei ha iniziato nel 1978, nel piena epoca radio libera. Da allora è sempre stata una continua espansione fatta di investimenti mirati e acquisizioni. Qual è la filosofia di impresa che l’ha accompagnata in tutti questi anni?

In primo luogo ho imparato a gestire le situazioni seguendo sempre una oculata scelta degli investimenti, mirati al ROI (Return on investment, ndr). Inoltre ho sempre applicato la filosofia delle digital company, ovvero la creazione di idee ed esecuzione immediata (1% idea, 99% execution). Una strategia chiara, la filiera corta per le decisioni ed esecuzione e la flessibilità e gioco di squadra con i manager e i miei figli, anche loro nella prima linea, rappresentano le risposte, specialmente nelle fasi di crisi, efficaci e attese in quel momento dal mercato.

La radio è il mezzo più vecchio, ma forse anche il più resistente al cambiare dei tempi. E’ un punto di forza oppure un freno alla possibilità di cambiare pelle?

La radio è un mezzo duttile, pervasivo e crossmediale. Si abbina perfettamente a tutti i dispositivi digitali e vive in mobilità e all’interno dei punti vendita, momento fondamentale, perché si è in procinto di fare il proprio acquisto. Inoltre è stata una delle prime forme di community, fin a dagli anni 70′, oggi si è amplificata e perfettamente integrata anche alla filosofia dei social. Ritengo che la radio si sia re-inventata e ri-innovata.

Che cosa c’è all’orizzonte di Rds? Può anticipare qualche dato sull’ultimo esercizio?

La crescita della raccolta pubblicitaria è ancora positiva; come novità di quest’anno, abbiamo strutturato un nuovo circuito pubblicitario che aggrega le eccellenze territoriali a livello locale, con l’inserimento di contenuti premium in contemporanea, come, ad esempio, i 100′ di Enrico Mentana. Questo garantisce una attenzionalita’ massima, a beneficio del nostro partner commerciale: il circuito si chiama “100% Special radio”. In autunno, invece, inaugureremo il nuovo building RDS a Milano, che ospiterà gli studi e avrà un auditorium multimediale e lab polifunzionale, con capienza 200 persone, per l’arricchimento della produzione dei contenuti e dei format.

 

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