Le imprese italiane sono sempre più rosa. Tanto che nel solo 2016 sono state 10 mila le aziende a guida femminile, con una variazione dello stock rispetto al 2015 del +0,72%. Come mostra l’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere, l’universo delle donne imprenditrici, anche lo scorso anno, ha continuato a crescere, raggiungendo 1 milione e 321.862 imprese. Solo a Roma sono oltre 120 mila.
Lavorano nel commercio o guidano aziende agricole. Dirigono ristoranti o alberghi, si occupano della cura e del benessere della persona o interpretano al femminile l’Italian Style nel settore della moda. E si diffondono, andando a rappresentare oggi il 21,8% del totale delle imprese esistenti nel nostro Paese.
Oltre il 70% dell’impresa femminile italiana si concentra in cinque settori produttivi (commercio, agricoltura, servizi di alloggio e ristorazione, altre attività dei servizi e manifattura). Se mediamente il peso delle donne imprenditrici è pari a poco più di un quinto del totale, in alcuni ambiti produttivi la loro incidenza è assai più consistente.
Caso emblematico è quello delle altre attività dei servizi, in cui le imprese femminili (circa 120 mila) sono oltre la metà delle attività di questo settore, primeggiando nei servizi alla persona. Le 15.200 imprese femminili della sanità rappresentano invece circa il 38% del totale e sono determinanti soprattutto nell’assistenza sociale residenziale e non residenziale.
Nel settore del noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, le 50 mila aziende guidate da donne sono il 26% del totale, grazie soprattutto alla elevata presenza tra le agenzie di viaggio e servizi per tour operator. Infine, se le 97 mila imprese femminili del settore manifatturiero rappresentano meno del 17% del totale, in alcuni segmenti fortemente legati al made in Italy la creatività femminile trova modo di esprimersi al meglio. E’ il caso delle attività di confezione di articoli di abbigliamento, ambito nel quale le imprese femminili sono il 43% del totale, così come tra le industrie tessili (quasi il 30%) e nella fabbricazione di articoli in pelle (25%)…