Lo smart working: nuove libertà e nuove dinamiche fra datore di lavoro e lavoratore – VIDEO

Con il suo libro Francesco Maria Spanò traccia una proiezione delle possibili opportunità che lo smart working può apportare, in prima battuta, ai lavoratori ed anche ai piccoli comuni e borghi in fase di spopolamento

Una cosa risulta chiara dopo questo periodo di lockdown ed è la “comparsa” dello smart working – anzi, il remote working – che sta iniziando concretamente a prendere piede nella vita di molti lavoratori in Italia. Sicuramente oggi il telelavoro non è diffuso o pensato come negli altri paesi dell’Unione, ma possiamo forse intuire la sua direzione quando il prof. Francesco Maria Spanò (Luiss) scrive «il cambiamento è in atto, e diverrà inevitabile». L’autore del libro “Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni” edito da Rubbettino, traccia il presente e le possibili future variabili dell’utilizzo di questo fenomeno che riguarda quasi 3 milioni di lavoratori subordinati.

Radiocolonna.it era in prima fila alla presentazione, svoltasi al Circolo degli Esteri lo scorso martedì 4 luglio, e alla nostra domanda riguardo il significato del titolo del libro, l’autore ha risposto spiegando che «come nella distinzione fra la libertà degli antichi e la libertà dei moderni di Benjamin Constant, dove i primi possedevano una libertà prettamente collettiva e i secondi una individuale, possiamo oggi definire lo Smart working come una nuova forma di libertà, dove il lavoratore è libero di poter gestire autonomamente il suo lavoro, indipendentemente da dove si trova».

Abbiamo chiesto a Spanò se può essere una scelta giusta quella del governo di inserire lo smart working e la settimana corta nel piano sull’energia e clima per gli Obiettivi 2030, presentata in questi giorni all’Unione Europea: «Certamente, e si è visto che riducendo la mobilità dei lavoratori da casa all’ufficio si ha una forte riduzione di emissioni di elementi nocivi nell’atmosfera. Di conseguenza per un governo che vuole puntare su una diminuzione dell’inquinamento è un’ottima base sulla quale lavorare. Certo Bisogna vedere come sarà applicata la nuova modalità lavorativa, anche perché è un fenomeno abbastanza complesso».

L’autore ha inserito nel suo libro una proposta di legge riguardo la possibilità di utilizzare lo smart working per ripopolare i piccoli borghi e comuni in fase di spopolamento. Ai nostri microfoni afferma che potrebbe essere un’opportunità per riportare un equilibrio tra le grandi città e le piccole realtà, a condizione che queste possano disporre servizi adeguati. A tale scopo, ne consegue un’intenzione da parte dello Stato a favorire la stabilità dei servizi necessari nei piccoli comuni, come ad esempio la banda larga, la sanità e i trasporti. Oramai lo spopolamento dei paesi di provincia è un problema molto serio, e il ritorno di lavoratori digitali permetterebbe di frenare questa tendenza.

Inoltre, per sfruttare lo smart working in maniera concreta e costante, l’autore insiste sulla necessità di stabilire un nuovo rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente: «è necessario stabilire un rapporto fiduciario tra le parti, con il fine di lavorare per obiettivi, sopprimendo il concetto luogo e tempo di lavoro a favore di una libertà d’azione del dipendente di svolgere le sue mansioni nei tempi e nei luoghi che vengono coordinati nell’obiettivo».

Era presente all’evento la dottoressa Susanna Bonini Verola, giornalista e moderatrice della presentazione, a lei abbiamo chiesto la sua opinione riguardo l’importanza della tematica trattata dall’autore, professore Spanò:

«Ho trovato il libro interessantissimo, proprio perché affronta il tema dello smart working in modo cruciale per il presente e soprattutto per il futuro, mettendo in luce punti di forza e debolezze, ma soprattutto evidenziando quanto sia fondamentale cercare equilibrio tra libertà e diritti che lo smart Working può dare in determinate categorie lavorative. Una necessità per questo fenomeno che purtroppo ancora oggi si presenta in Italia a macchia di leopardo e senza essere chiaramente definito».

 

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