Leader nello scootersharing con 400 scooter condivisi di cui ben 240 elettrici a zero emissioni; ben posizionata nel carsharing (seconda solo a Milano) con circa 1.850 auto in circolazione; un po’ meno virtuosa nel bikesharing, solo il cinque per cento del parco delle due ruote condivise in Italia (1975 biciclette), ma lanciata nelle mobility app, con il primato di duemila tassisti in rete su “Mytaxi”: Roma è inaspettatamente una delle grandi città italiane che ha più scommesso sulla sharing mobility, per superare i problemi di inquinamento atmosferico, di congestione del traffico e di emissione di CO2, primeggiando anche nella particolare classifica del trasporto condiviso di cose, con il servizio di vansharing.
La buona performance di Roma in questo campo è emersa nel corso della seconda Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility, organizzata dall’ Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility (nato da un’iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) in partnership con Deloitte e Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, che si è svolta oggi nella Stazione Termini di Roma, a testimonianza del fatto che le stazioni ferroviarie possono divenire gli “hub” della mobilità integrata e condivisa in Italia. È stata questa l’occasione per presentare il Secondo Rapporto Nazionale sulla sharing mobility, che ha fatto il punto sui numeri e le tendenze in atto nel Paese.
“Gran parte degli spostamenti delle persone avviene in ambito urbano e gli impatti negativi della mobilità – ha affermato il Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi – si riscontrano quindi nelle città, dove vi è il maggior numero di persone esposte. È però proprio in città che ci sono le maggiori opportunità perché il modello di mobilità individuale venga messo in discussione a favore di quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata”
Ed in effetti la mobilità condivisa è in costante crescita ed evoluzione. Sono 18,1 milioni gli italiani che possono usufruire di almeno un servizio di mobilità condivisa (28% della popolazione italiana). Secondo una recente indagine dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort, due cittadini su tre conoscono bene il carsharing o almeno ne hanno sentito parlare e sono disposti ad utilizzarlo principalmente in alternativa agli spostamenti con l’auto di proprietà (54,5% degli intervistati).
In Italia i servizi che hanno avuto maggiore diffusione nell’ultimo anno sono il bikesharing, il carsharing, ma anche il carpooling, lo scootersharing e il bus sharing, oltre alle nuove App, che in un’unica piattaforma permettono di prenotare e acquistare tutta la sharing mobility a disposizione nelle città italiane.
Questo successo è confermato anche dai numeri che negli ultimi anni sono lievitati, arrivando a circa 40.000 biciclette offerte in bikesharing in 265 Comuni, circa 8.000 auto in carsharing per 1.077.589 utenti, nelle due formule free floating (l’auto che si preleva e si lascia ovunque) e station-based (si preleva e lascia in appositi spazi) e a circa 2,5 milioni di utenti per il carpooling extraurbano.
Continua inoltre a salire il numero di veicoli a zero emissioni utilizzati nel settore: è elettrico infatti il 27% degli scooter e delle auto condivise che circolano nelle città italiane. Nel triennio 2015-2017 i principali servizi di mobilità condivisa sono aumentati del 50%. Dal punto di vista territoriale, le regioni del sud hanno fatto registrare una crescita più forte della mobilità condivisa con un più 57% nel triennio e Milano si conferma la capitale della mobilità condivisa.
Al di là dei numeri, ciò che emerge è un cambiamento di mentalità, soprattutto tra i giovani, orientati sempre meno alla proprietà dell’auto in favore del semplice uso, tanto che, come ha detto Luigi Onorato, partner di Deloitte, il tasso di motorizzazione (numero di auto su 100 persone) degli italiani tra i 18 e i 45 anni è passato dal 53% del 2005 al 37% del 2016.