Lo smart working è ormai residuale, e i pochi autobus che girano appaiono sempre pieni, eppure continua la crisi della metropolitana, che in termini di presenze e quindi di biglietti non è ancora tornata e chissà se mai tornerà ai livelli pre-Covid, quando era considerata il mezzo di trasporto dominante.
Dall’ultimo report di Roma Servizi per la mobilità riportato dal ‘’Corriere della Sera’’ emerge infatti che, mentre da un lato il traffico privato aumenta, e perciò sempre più persone preferiscono spostarsi col proprio mezzo, dall’altro gli ingressi ai tornelli restano ben al di sotto dei livelli di marzo 2020.
Al 27 ottobre, e fatto 100 il periodo pre-Covid, la linea A viaggiava solo all’85%, la  al 70%, addirittura la Bi al 56%. Meglio la C al 96%, ma è pur vero che quel quadrante ha meno alternative, e infine la Roma-Lido al 72%.
Roma Mobilità spiega che «la A ha ripreso a caricare passeggeri perché serve zone centrali e semicentrali con attività commerciali e uffici (ministeri) dove lo smart working è ormai residuale», sulla A verso l’Eur invece «le grandi aziende private e parastatali mantengono ancora lo smart e in più le fermate come Colosseo e Circo Massimo risentono della non ripresa dei flussi turistici».
I numeri, tendenzialmente, sono in risalita, cioè la curva non peggiora nel tempo ma è pur vero che la ripresa è molto lenta e ciò incide, chiaramente, sui bilanci di Atac che deve sostenere un concordato.
Nel 2020, proprio per le restrizioni che hanno ridotto la mobilità, i ricavi dalle vendite dei biglietti sono «crollati», scrive testualmente Atac, del 51,71% rispetto al 2019, sono cioè entrati 131.773.223 milioni anziché 272.853.770, e pure gli introiti dal contrasto all’evasione sono scesi del 74,75%, 1 milione 125 mila euro anziché 4 milioni 400 mila. Ora, è vero che in parte queste perdite sono state compensate dai contributi pubblici. Come scrive Atac nel suo ultimo bilancio «l’intervento statale ha puntato a evitare una disaffezione degli utenti nel trasporto locale, che rischia di diventare strutturale, a causa della minore propensione all’acquisto di titoli a lunga durata per le incertezze sulle restrizioni».
Atac, adesso, per salvare le scadenze del concordato, ricorda il ‘’Corriere della sera’’, aspetta i 40 milioni promessi dal Campidoglio e altri 40 dalla Regione. Recentemente ha anche reintrodotto i controllori. Sullo sfondo, però, resta una crisi di sistema. E certo non aiutano guasti e interruzioni che, dal punto di vista dei passeggeri, rendono le metro inaffidabili.