Partecipate, dopo un anno e mezzo quel che resta della riforma

Del riassetto che doveva permettere di risparmiare 90 milioni di euro all'anno non c'è traccia

Chi sperava che questo primo scampolo di 2019 portasse in dote la riforma delle partecipate rimarrà deluso. Perché della tanto sbandierata riorganizzazione delle partecipate, targata Massimo Colomban, il lontano ex assessore, non vi è traccia. Pensare che quel 20 settembre del 2017, giorno della presentazione della riforma, gli obiettivi erano ambiziosi. Chiudere ben 20 aziende partecipate (o le quote di competenza), rimanendo con 11 società, di cui 10 di primo e una di secondo livello. Il tutto pur di risparmiare 90 milioni di euro, 80 milioni una tantum mentre a lungo termine il risparmio avrebbe dovuto essere di 100 milioni di euro l’anno, a fronte di un peso sul bilancio di 1,6 miliardi.

Ma nulla di tutto questo, al momento, è stato fatto. Almeno secondo le informazioni in possesso a questa testata. Il tutto mentre la partecipata delle partecipate, Atac, ha chiuso un anno da record, almeno sul fronte della lotta all’evasione. “Grazie all’aumento del personale addetto, ottenuto con operazioni di recupero di risorse interne, e all’efficientamento dell’organizzazione, Atac ha controllato nel corso dell’anno oltre due milioni e 800mila passeggeri, il 17% in più rispetto al 2017”, si legge sul comunicato dell’Azienda dei Trasporti di Roma.

“Complessivamente sono state emesse oltre 170 mila sanzioni, il 15% in più rispetto al 2017. In media, quindi, ogni giorno sono stati multati quasi 470 passeggeri trovati senza biglietto. L’adozione dei nuovi pos, messi a disposizione dall’azienda alle squadre di verifica per pagare con carta le sanzioni, ha consentito inoltre un notevole aumento delle multe pagate entro i primi cinque giorni. Nel corso del 2018, infatti, il numero di questi verbali è cresciuto del 39% rispetto al 2017, superando i 40mila, per un valore di oltre due milioni di euro”.

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