Partecipate, il silenzio radio del Campidoglio sul riassetto

L'Oref, l'organismo di vigilanza, pochi giorni fa ha invitato la giunta a valorizzare il patrimonio. Ma di cessioni non c'è traccia

virginia raggi
Virginia Raggi

L’Oref, l’organismo di controllo sulle finanze capitoline, lo ha detto giusto pochi giorni fa, nel dare il suo benestare al bilancio del Campidoglio (qui la relazione). “Viene inoltre raccomandata un’azione incisiva sulla capacità di riscossione, anche mediante la predisposizione di piani di gestione e valorizzazione del patrimonio di Roma”. Tradotto, vendere al più presto quote di società partecipate, considerate non più strategiche.

Tutto giusto, se non fosse che il Campidoglio non si batte colpo sulla questione, nonostante un piano bello e pronto per il riassetto delle partecipate, messo a punto dall’ex assessore Massimo Colomban e poi preso in consegna dal successore, Alessandro Gennaro. E che prevede le prime sforbiciate serie alla giungla delle controllate del Campidoglio, per monetizzare una novantina di milioni entro il 2018. Se lo stesso Oref è tornato a ribadire la necessità di cedere quote per fare della cassa, allora vuol dire che finora poco o nulla è stato fatto.

In effetti, le partecipazioni del Campidoglio sono ancora tutte lì. A cominciare da quella in Centrale del Latte, di cui Palazzo Senatorio detiene il 75% e dal quale ci aspetta un incasso da cessione di 28 milioni. Silenzio radio anche su Multiservizi (100% Comune), visto che è saltata anche la gara per la ricerca di un socio privato. Il Campidoglio ne vorrebbe vendere il 49% a un privato, tenendosi il 51%. Infine, c’è il caso Risorse per Roma, la società cui spetta la vendita del mattone capitolino. Qui addirittura manca il board e c’è un serio rischio per gli stipendi, dunque parlare di cessione di quote è superfluo.

Insomma, sul piano Colomban è buio pesto, in barba alle raccomandazioni dell’Oref. Pensare che nelle altre città laziali, i riassetti della partecipate saranno molto ma molto più semplici e macchinosi. A Latina resterà soltanto il 100% di Acqualatina Spa, pur investita dalle polemiche per l’emergenza idrica che ha travolto il Sud Pontino, e la partecipazione minoritaria nel Consorzio per lo sviluppo industriale Roma&Latina. A Frosinonerimangono le partecipazioni minoritarie in Saf Spa (rifiuti) e Consorzio Asi (promozione delle attività produttive).

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