Articolo uscito sulla newsletter “Osservatorio sulla Capitale”
All’inizio era solo qualche appartamento, sparso qui e là, a macchia di leopardo. Poi si è passati ai palazzi e, alla fine, agli isolati. A Roma il fenomeno degli immobili sfitti, rimasti senza nessuno che li abiti, è tutt’altro che superato. Certo, la crisi del mattone, con le compravendite crollate a zero tra il 2010 e il 2014, ci ha messo del suo. Ma non può bastare a giustificare un disastro. In mezzo c’è anche una zoppicante politica di riqualificazione urbana, mai veramente decollata. Risultato? Abitazioni vecchie, uffici poco efficienti e una progressiva fuga di inquilini e manager. Autentiche zone fantasma che popolano la città. Cifre aggiornate parlano di quasi 300 mila immobili vuoti tra residenziale, commerciale e direzionale. Per capirci qualcosa di più, Radicolonna.it ha chiesto il parere di Stefano Nobili, presidente della Fiaip Roma, la federazione degli agenti immobiliari.
Nobili, che cosa è successo?
Indubbiamente gli uffici hanno sofferto più delle abitazioni. Il crollo delle locazioni ha impattato notevolmente sui prezzi, talvolta abbattendoli fino al 50%. Ma non è questo il punto. Il vero problema è che è mancata una vera riqualificazione urbana.
Si spieghi meglio…
Ci sono intere zone di Roma ormai vecchie, con palazzine che risalgono a decine di anni fa. Il mancato intervento di ammodernamento, sia dal punto di vista energetico sia di efficienza, ha prodotto una perdita di appeal. E alla fine in molti hanno preferito cercare il proprio ufficio o abitazione, altrove. Magari in zone meglio servite. La riconversione di un immobile è una delle chiavi di volta del rilancio del mattone e dei contratti, locazione o compravendita che siano. Pensi a quello che hanno fatto in Spagna…
Me lo dice lei?
La Spagna è il Paese che più ha sofferto la crisi immobiliare. La famosa bolla, per intendersi. Però negli ultimi due anni le diverse amministrazioni hanno portato avanti la demolizione di intere zone urbane, ormai obsolete e non all’avanguardia. E ne hanno costruite di nuove. E il mercato ha ricominciato a tirare. Ecco, bisognerebbe fare questo tipo di operazioni anche qui. Penso a quartieri come Tor Bella Monaca, Torre Gaia, Centocelle. Laddove non è possibile intervenire con la riconversione degli edifici, allora meglio costruirne di nuove. In Italia qualcosa si è fatto. Ma non a Roma, casomai a Milano.
A Milano?
Sì, penso alla zona di Porta Garibaldi. Con una serie di interventi, è diventata il fiore all’occhiello della città, dopo essere stata per anni una specie di zona franca. Hanno capito che era anche il momento di investire nell’altezza. Qui no. Roma non ha grattacieli…
Faccio un nome, Virginia Raggi
La politica ha le sue colpe. Viviamo in una città ingessata, con un Campidoglio blindato, con cui è difficile interloquire. Però penso anche che una certa inettitudine della giunta sia amplificata spesso e volentieri dai media. La verità comunque è che se non riusciremo a svincolare gli enti pubblici di questa città dai dettami della politica, non si risolverà un bel niente. Problema della riconversione urbana compreso.
C’è chi dice che il mattone sia in ripresa…
Sì, una lentissima ripresa c’è. Nel 2016 le compravendite sono aumentate del 18,6%. Ma consideri questo altro dato. Nel 2015, sul 2014, locazioni e transazioni sono crollate del 100%. Dunque, di questo passo, basta fare un rapido calcolo, ci vorranno anni per recuperare il terreno perso.
Che ne pensa dello stadio della Roma?
Sono favorevole. Però deve essere un’infrastruttura utile alla società e a chi la segue. Non un regalo di cemento a qualche costruttore. E poi deve portare con sé servizi, efficienza, trasporti e benefici alla città. Se ci sono queste condizioni allora dico di sì.