Periferie 4.0: liberarle o riqualificarle, questo è il problema

Grazie a un approccio trasversale al problema del degrado delle città, ieri sera alla Casina Valadier sono state lanciate tante idee su rigenerazione e riuso urbano

Anche un tema come le periferie può “riscaldare” una tavola rotonda di professionisti e intellettuali, come avvenuto ieri sera alla Casina Valadier in occasione di “Vitruvio 4.0”, ciclo di 5 eventi organizzati da Mitsubishi Electric sul tema della rigenerazione urbana. Le iniziative, organizzate tra Roma e Milano dal gruppo elettronico giapponese, prendono spunto dal concetto di “utilitas” di Vitruvio per capire come l’architettura contemporanea può seguire i grandi movimenti urbanistici.

Per l’incontro sul futuro delle periferie il dibattito si è acceso tra un imprenditore immobiliare (il past president dell’Ance Paolo Buzzetti), un architetto in incognita (il giornalista Sergio Rizzo del Corriere della Sera), il vertice di Legambiente (il vicepresidente Edoardo Zanchini), un regista (Roberto Faenza), uno scrittore (Gianni Biondillo). A moderare la tavola rotonda c’era l’architetto Leopoldo Freyrie che di rigenerazione si è sempre occupato nella sua carriera: oggi lavora sugli scali ferroviari e siede in diversi consigli e associazioni a tema.

Il dibattito si è acceso, in particolare, sull’opportunità di innovare e migliorare le periferie urbane – una su tutto, quella romana – oppure sull’eventualità di preservarne le relative identità, conquistate in anni di abbandono e grazie a fenomeni sociali spontanei. “Le grandi periferie oggi sono tagliate fuori dai fenomeni recenti come la grande mobilità sociale e i cambiamenti nei trasporti (car sharing, nuove esigenze abitative) – ha esordito Freyrie – ma tendono a peggiorare a causa del sovraffollamento e della crisi economica. Non si possono più ignorare certi segnali, piuttosto occorre perseguire un grande piano organico per riqualificarle”. Sulla stessa lunghezza d’onda Sergio Rizzo: “Roma in particolare rappresenta il tipico esempio di degrado delle periferie, separate e delimitate dal resto della città dal grande raccordo anulare. Manca la capacità di alzare il livello di qualità della vita”. Secondo Rizzo un grande intervento per decongestionare il centro della Capitale, e riportare dignità alle borgate, potrebbe essere concentrare gli uffici pubblici, che oggi ospitano circa 200 mila dipendenti, in una sola vasta sede decentrata.

Due interventi si sono rivelati contrari a ricucire il rapporto tra borgate e centro storico: “Le periferie registrano i fermenti culturali più interessanti, attraggono creatività e arte, presentano un intreccio unico tra borghesia, crimine e nuovi fenomeni culturali da tenere d’occhio” – ha rilevato Roberto Faenza, autore tra l’altro di film come “Il delitto di Via Poma” e “Un giorno questo dolore ti sarà utile”. È stato dello stesso avviso Gianni Biondillo, autore di un libro sulla tangenziale milanese: “Ormai le periferie hanno tradizioni e memorie specifiche, non è giusto che debbano tendere al modello del centro storico. Non esistono più periferie in senso classico perché sono luoghi vivi, ricchi di categorie sociali differenti”.

L’imprenditore Paolo Buzzetti sta spendendo tante energie su Roma con progetti immobiliari ma anche con iniziative istituzionali. Per l’associazione Aspesi Roma, ad esempio, sta costituendo il Laboratorio Permanente Per Roma per coinvolgere manager, imprenditori, professionisti e intellettuali su idee e progetti per il suo rilancio, toccando anche il mondo della cultura e della ricerca. “Quello che manca alla Capitale, in particolare, è una classe politica veramente romana interessata a rilanciare la città. Oggi la stessa amministrazione pubblica sperimenta vere e proprie fughe, gli amministratori più capaci rinunciano a portare avanti il proprio lavoro”. Ma uno dei temi che allontana Roma dalla più moderna ed efficiente Milano, ad esempio, è la discontinuità amministrativa: “I progetti di ampio respiro cadono facilmente appena cambia l’amministrazione capitolina, passano circa dodici anni da quando un imprenditore presenta una proposta a quando iniziano i lavori” – ha proseguito Buzzetti. “Un’altra grave pecca è la scarsa comunicazione con i residenti, che non vengono né informati né tantomeno consultati sul destino del loro quartiere” – ha concluso. Edoardo Zanchini ha sottolineato l’importanza di coinvolgere i cittadini e ha ricordato il valore delle iniziative spontanee nelle periferie: “Ci sono 8 mila persone senza fissa dimora nella nostra città, ma tanti edifici vuoti che potrebbero essere ripensati con canoni calmierati. È ora di riportare la qualità nella vita delle periferie”.

 

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