“Sono stato tra i primi a dire che i piani urbanistici integrati dovevano rimanere dentro al Pnrr, nonostante sia della stessa parte politica del governo e del ministro Fitto”. Nicola Franco, presidente del VI Municipio di Roma, spiega a Radiocolonna perché il piano urbanistico integrato (Pui) di Tor Bella Monaca-Tor Vergata, che sfiora gli 80 milioni di euro, destinati a progetti di riqualificazione urbana e sociale nel suo territorio, ha più chance di essere realizzato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che non con quelli ordinari.
Dopo essere stati stralciati dal Pnnr, i progetti destinati alle periferie, i cosiddetti Pui, a seguito delle proteste degli amministratori locali sono stati ripescati dal ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr, Raffaele Fitto, ma con alcune clausole: in caso di ritardi, multe e costi delle opere saranno a carico dei Comuni. Un’ipotesi che, se diventasse norma, metterebbe in seria difficoltà diverse amministrazioni locali.
Partenza in ritardo, ma Pnrr è spinta per ultimare i lavori
Nel caso del piano integrato di Tor Bella Monaca-Tor Vergata, la fine dei lavori da cronoprogramma è prevista per marzo 2026. “Se non stiamo entro quella data, come ha detto Fitto, Roma Capitale ci rimette i fondi e usciamo dal Pnrr. È una sfida ardua – spiega Franco – perché da luglio (quando sarebbero dovuti partire i lavori ndr) già siamo fuori di 5-6 mesi. Il problema serio è che non abbiamo un’alternativa, a meno che non esca una proroga dalla comunità europea, anche se non sembra che sia così. Quindi quella data diventa imprescindibile”.
Nonostante questa possibilità, il mini-sindaco è convinto che la scelta di restare nel Pnrr sia stata quella giusta. “Per un semplice motivo, spiega. L’intervento previsto per il mio municipio è a via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca, che è la piazza di spaccio più grande d’Europa, dove operano 14 clan criminali. Un intervento di riqualificazione urbana e, soprattutto, sociale è indispensabile per riprenderci quegli spazi che la criminalità ha fatto diventare propri. Lasciare il progetto dentro il Pnrr significa dire che entro il 2026 si farà. Come sappiamo bene – continua Franco – questo è il Paese dell’eterno incompiuto. Dire che non diamo una scadenza fissa, ma si lascia aperta con i fondi ordinari, significa fare la fine, come accaduto nel mio territorio, della famosa vela di Calatrava, che credo rappresenti il simbolo delle eterne incompiute fatte con fondi ordinari. Per questo ho voluto dire rimaniamo nel Pnrr perché, se ci sono tempi da rispettare, tutti corrono per arrivare a quella data”.
Censimento in via dell’Archeologia anche per “riqualificazione sociale”
L’ipotesi in campo è che i lavori partano tra la fine dell’anno e i primi mesi del 2024. Franco spiega che a ottobre l’impresa che si è aggiudicata il bando di gara ha firmato il contratto con il Comune di Roma. Intanto il VI Municipio la scorsa estate ha fatto partire il censimento nello stabile in via dell’Archeologia negli appartamenti al piano terra e al primo piano, che dovranno essere convertiti in negozi e attività sociali. “Dal censimento – spiega Franco – è emerso che solo il 20% di chi abita lì ha titolo per stare dentro, mentre il 60% sono occupanti abusivi che hanno aderito a una sanatoria nel corso degli anni, che va comunque verificata, perché bisogna capire se hanno le caratteristiche per usufruire di un appartamenti popolare”. Resta fuori un 20% che non ha riposto alla chiamata del municipio e che, a fine novembre, con l’attivazione del cantiere sociale, dovrà dimostrare di avere titolarità ad abitare l’immobile in via dell’Archeologia. “Sarà anche un’occasione – ha spiegato – per verificare chi non ha diritto a stare lì dentro. Ad esempio, io ho fatto una proposta: quelli che noi avvertiamo che sono contigui con il clan dello spaccio, che stanno lì a commettere reati, devono essere cacciati. Che è anche un modo per una riqualificazione dal punto di vista sociale”.
Sul rispetto dei tempi di consegna, il presidente del VI Municipio si è detto un po’ preoccupato, e ha aggiunto: “Io posso dire che quando partirà il cantiere sarò fiducioso di dire ‘forse ce la facciamo’. Ad oggi però il cantiere non c’è, quindi sono preoccupato ma, insomma, le sfide bisogna accettarle”. Anche perché “qui parliamo di una sfida che l’Italia fa davanti all’Europa, non è il Pui di Tor Bella Monaca questo, ma è un intervento con fondi Pnrr dati all’Italia Paese, quindi non ci possiamo permettere il lusso di non rispettare i tempi, altrimenti non è una figura che fa il presidente del Municipio ma che fa l’intero Paese”.