Porta d’Italia: Fiumicino e Civitavecchia vogliono fondare una nuova provincia e lasciare Roma

Ne farebbe parte anche Santa Marinella, e sono diversi i Comuni interessati ad aderire. Ma per il vicesindaco della Città metropolitana Pierluigi Sanna "è un progetto irrealizzabile"

Il porto di Civitavecchia

Civitavecchia si unisce a Fiumicino e Santa Marinella per chiedere di dar vita alla nuova provincia Porta d’ Italia. Il consiglio comunale ha votato per dire addio alla ex provincia di Roma, oggi Città metropolitana. Ne scrive il dorso romano de La Repubblica, che racconta come un progetto di cui si discute da circa 40 anni oggi trova nuovo slancio grazie al sostegno di due città come Fiumicino e Civitavecchia: la prima è la quarta città più popolosa del Lazio; la seconda è il principale scalo crocieristico d’Italia.

A lanciare l’idea della nuova provincia è stato sindaco di Santa Marinella, Pietro Tidei del Pd, insieme al primo cittadino di Fiumicino, Mario Baccini, ex ministro per la Funzione pubblica,  attualmente in area Lega, alla guida di una giunta di centrodestra. Poi è arrivato il via libera all’iniziativa da parte di Civitavecchia e il prossimo 30 aprile dovrebbe arrivare anche dal consiglio comunale di Ladispoli. Tra i Comuni interessati ci sono anche quello di Tarquinia, attualmente in provincia di Viterbo, e quelli di Allumiere e Tolfa. A Cerveteri c’è divisone tra i dem sull’adesione a Porta d’Italia, mentre a Civitavecchia solo i consiglieri di centrodestra hanno votato per abbandonare la Città metropolitana.

Obiettivo della nuova Provincia sarebbe quella di rilanciare la zona, sfruttando i vantaggi legati dalla presenza di porto e aeroporto, e superando l’assenza di attenzione che i Comuni costieri lamentano da parte di Roma.

Nettamente contrario all’ipoteso di una nuova Provincia è il vicesindaco della Città metropolitana Pierluigi Sanna che, dice a Repubblica: “Lo trovo semplicemente un progetto irrealizzabile”. Secondo Sanna “c’è un problema giuridico, prima di tutto. La proposta di lasciare la Città metropolitana è basata sul Testo unico degli enti locali che è superato dalla legge Delrio, il cui articolo 1 comma 51 dice che, in attesa della riforma del Titolo V, le province sono disciplinate da quest’ultima legge”. In pratica, spiega Sanna, la legge prevede la lenta abolizione delle province e non prevede la possibilità di crearne di nuove.

Secondo Sanna, l’annuncio dei Comuni “separatisti” alla vigilia del Giubileo “è un buon argomento da campagna elettorale, quando scarseggiano gli argomenti, ci si aggrappa alla secessione”. Sanna respinge l’accusa di poca attenzione a quei Comuni da parte dalla Città metropolitana. “Negli ultimi due anni la Città metropolitana ha investito su questi Comuni circa 70 milioni di euro. Su Civitavecchia, per esempio, per la qualità dell’abitare sono stati dati 17 milioni di euro, poi 2 milioni sull’edilizia scolastica e oltre un milione per gli impianti sportivi. A Fiumicino abbiamo destinato 8 milioni per l’Auditorium sul mare, tre milioni per l’edilizia scolastica. Su Santa Marinella ci sono altri 3 milioni di investimento sugli impianti sportivi comunali e potrei continuare”. E conclude dicendo che, se Civitavecchia e Fiumicino credono, abbandonando la provincia di Roma, di poter incassare le tasse portuali e quelle aeroportuali, hanno fatto male i conti perché porto e aeroporto continuerebbero comunque a versare “i tributi alla Città Metropolitana di Roma”.

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