Pochi romani sarebbero in grado di immaginare che un lembo di territorio incastonato tra i Castelli Romani e Pomezia faccia parte di Roma. Eppure questo angolo di campagna, dove si trovano villette, casolari e piccoli condomini, fa parte del Municipio IX della Capitale, quello di Eur, Laurentino e Spinaceto. Siamo sulla direttrice che collega Cecchina, la Via del Mare e Pavona, secondo la leggenda il luogo abitato da Giuturna, amante di Giove cui il dio supremo dell’Olimpo romano diede in dono i corsi d’acqua, rendendola una ninfa. In onore di Giuturna fu eretto uno splendido tempio a Campo Marzio, oggi Torre Argentina, con cui i romani vollero celebrare una storica vittoria contro i cartaginesi sulle coste occidentali della Sicilia.
Oggi in quest’area della leggenda acquifera romana è rimasto solo il Laghetto, una sorgente che sgorga nel comune di Castel Gandolfo, perché è la cronaca, più che la mitologia, a destare maggior interesse e preoccupazioni. Qui, infatti, si vive il disagio dei territori di confine, quelli al centro di dispute amministrative, imbrigliata nella giungla delle competenze e che rischiano di essere dimenticate da tutti: troppo distante da Roma, lontana dal centro di Albano e di Castel Gandolfo, un punto di passaggio che taglia a croce la Via del Mare e la Via Nettunense fino ad arrivare a Santa Palomba, la stazione ferroviaria di Pomezia.
I residenti descrivono una situazione al limite della vivibilità: sporcizia in ogni angolo del quartiere, prostituzione a cielo aperto, piccole discariche che si autoalimentano grazie all’inciviltà, agli ampi spazi e alla sorte poco benevola di essere un luogo di transito, sito perfetto per lasciare un frigorifero, uno scaldabagno e poi dileguarsi nell’oscurità. Non va meglio per quanto riguarda la condizione delle strade e dell’asfalto: qui il poderoso piano-buche voluto da Virginia Raggi – rattoppate in grande quantità a pochi mesi dalle elezioni – è una leggenda: se n’è sentito parlare ma nessuno l’ha mai visto, considerato che la condizione del manto stradale ricorda alcune strade del Terzo Mondo e non quelle di una grande capitale europea. L’amministrazione capitolina si è dimenticata di quest’angolo di Roma, avamposto sud-orientale dei suoi confini.
O forse no, visto lì dietro, a Roncigliano, il sindaco di Roma e della Città Metropolitana ha firmato il provvedimento di riapertura di una discarica aperta illegalmente negli anni Ottanta e che oggi rappresenta una delle poche ancore che possono salvare la Capitale dal caos rifiuti. Albano Laziale è al terzo posto tra i comuni laziali sopra i 5mila abitanti più virtuosi sul fronte della raccolta differenziata, visto che nel 2020 i residenti hanno differenziato quasi l’80% dei rifiuti. Nonostante le denunce dei residenti e il tenace impegno del sindaci locali – in primis quello di Massimiliano Borrelli, sindaco di Albano – oggi questa zona si ritrova con strade dissestate, cumuli di rifiuti a due passi dalle abitazioni e una metropoli limitrofa che sta inviando tir carichi di tonnellate di spazzatura verso il proprio territorio. Non il massimo per un’area che dovrebbe avere il favore degli dei.