Per Roma e la Regione Lazio si apre una settimana cruciale sul fronte dello smaltimento dei rifiuti nella Capitale. Dopo l’ordinanza regionale della scorsa settimana, che fissa una serie di scadenze per il Comune e l’Ama (la partecipata capitolina dei rifiuti), il tavolo Regione-Campidoglio sarà chiamato entro pochi giorni ad individuare una o più località dove realizzare siti da adibire a discarica o impianti di trattamento della spazzatura indifferenziata.
Ovvero tutto ciò in cui la politica cittadina e regionale negli ultimi 15 anni ha deciso di non scegliere, anche per l’opposizione dei territori di volta in volta ipotizzati come possibile siti di stoccaggio o smaltimento. Al momento si parla con maggiore insistenza della possibilità che venga realizzato un sito di smaltimento a Falcognana, non lontano dal santuario del Divino Amore, ipotesi che però ha già provocato malumore e proteste da parte dei residenti.
Il punto di partenza dei lavori del tavolo resta la fragilità del ciclo di smaltimento cittadino, con 3 mila tonnellate al giorno di indifferenziata che attualmente vengono smaltite in soli 3 Tmb – due a Malagrotta e uno a Rocca Cencia – mentre la discarica di servizio di Colleferro è destinata a chiudere il 15 gennaio 2020. Il Campidoglio chiede una proroga del sito di Colleferro sostenendo che Roma ha già pagato in termini di danno ambientale per i quasi 50 anni di attività della discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa (chiusa dal 2013). La Regione però ribatte che ogni provincia del Lazio deve andare verso l’autosufficienza e la chiusura del ciclo, con siti di lavorazione nei singoli territori. La soluzione adottata transitoriamente dal Comune è l’invio di una maggiore quantità di spazzatura nell’invaso di Civitavecchia ma il territorio e l’amministrazione di centrodestra della cittadina del litorale si dicono pronti ad una dura opposizione per non rischiare di diventare la ‘pattumiera’ di Roma.