Riaperture commerciali, è prevista una catastrofe

Troppe difficoltà, nuove abitudini, obblighi, costi e probabili tassazioni unite al disagio negli approvvigionamento fanno tremare i negozianti che devono riaprire

Secondo le voci raccolte dai commercianti del centro la riapertura potrebbe essere, in linea di massima, una catastrofe!

E questo si aggiunge alle previsioni raggelanti comunicate in questi giorni che stimano che un negozio su 5 NON riaprirà.

Come dice la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise “Le attività hanno già subito forti perdite e continueranno a subirne, in virtù della lentezza della ripresa, delle difficoltà e incertezze, ad essa collegate”. “Le misure messe in campo dal governo per assicurare liquidità alle imprese vanno accelerate e rese certe; ma non basteranno comunque a colmare i mancati ricavi e redditi. Servono – rimarca – forme di indennizzo o finanziamento a fondo perduto, commisurati al valore dei mancati redditi, per dare la possibilità alle imprese ed agli imprenditori di non chiudere definitivamente. Per avviare la fase di riapertura in sicurezza, invece, occorre accelerare sui protocolli di sicurezza per dare modo alle imprese di adeguarsi. Il che vuol dire anche metterle in condizione di poter avere a disposizione i presidi medici necessari garantendone l’approvvigionamento in maniera agevole e controllata, e sostenendo i costi dell’adeguamento attraverso credito d’imposta”.

Molti commercianti sono più preoccupati per la riapertura che per il lockdown. Quanto dichiarato da De Luise, poi, rappresenta solo una parte dei problemi che tolgono il sonno ai negozianti.

Gli studi di settore saranno ancora la base per la tassazione (anche se la cassa non ha battuto scontrini?); le bollette attuali più quelle che sono state congelate dovranno essere pagate, con che modalità/tempi e si terrà conto dei NON incassi e non liquidità? lo stesso vale per gli affitti e gli obblighi che implicano consulenze di tecnici e commercialisti; le sanificazioni obbligatorie quanto e come peseranno nel magro libro dei corrispettivi? saranno detraibili nell’anno in corso…

Quindi molti negozianti chiedono a gran voce un tempo di “commercio libero” tale da consentire una tranquilla liquidità e un volano sufficiente a far fronte agli imprevisti che sicuramente si presenteranno.

Per quanto riguarda l‘abbigliamento e gli accessori, poi, per questa collezione P/E 2020 è logico pensare che l’invenduto sarà pesante soprattutto per quel che riguarda i capi molto estivi e vacanzieri.

Con le cerimonie bloccate (questa è la stagione dei matrimoni, ma ne sono stati rimandati a migliaia!) resterà sugli stendini buona parte delle mise più eleganti. Dobbiamo anche tenere conto di come si è rimodellato il nostro approccio all’acquisto e la spinta psicologica che lo motiva.

Tanti grandi brand prendono in considerazione la possibilità di rimandare l’esposizione delle precollezioni (Armani). Francesco Tombolini, Presidente di Camera Buyer Italia, ha chiesto di valutare il “riciclo” della collezione primavera estate 2020 per l’anno seguente. Cosa che a noi sembra più che fattibile tanto quanto va soppesata l’apertura a qualsiasi tipo di saldo.

Il lockdown ha bloccato anche tutta l’intera filiera produttiva gravando pesantemente sulla produzione di tutti i tessuti anche quelli prettamente invernali. Impossibile quindi ogni tipo di approvvigionamento da parte dei brand che hanno già pronti i prototipi per le due prossime stagioni.

Parliamo di collezioni di medio alto profilo. Può essere che il low cost usando altre fonti di rifornimento, ben lontane dalla qualità Italiana, riescano, in parte a far fronte a questi problemi. Ma sappiamo benissimo che in questo caso ci allontaniamo completamente  dal posizionamento che stiamo ora valutando.

Non ci resta, quindi, che attendere e capire cosa verrà fuori dai vari tavoli di lavoro che, sicuramente, si formeranno.

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