La mina, nuova, di Roma si chiama Albano. Si complica la gestione dei rifiuti a Roma con il recente sequestro della discarica del Paese a sud di Roma. Il blocco disposto dalla Procura di Velletri non è dovuto a motivazioni ambientali, ma per presunta “illegittima gestione dell’impianto” per assenza delle garanzie finanziarie previste dalla cosiddetta gestione post mortem. Si tratta di un meccanismo di garanzia per pagare i costi della gestione una volta che la discarica sarà chiusa solitamente relativi allo smaltimento del percolato, la gestione del biogas, la manutenzione, il controllo e la sorveglianza della durata di circa 30 anni dopo la cessazione della gestione corrente. Va bene, ma il problema rimane.
Ad oggi Roma non ha una sua nuova discarica e gli impianti esistenti sono pochi e vetusti. Per questo il Campidoglio di Roberto Gualtieri spende fior di quattrini per spedire fuori dal Lazio i rifiuti. Dunque, come saranno gestiti i rifiuti della Capitale in attesa di una nuova soluzione? Come si legge in un articolo de Il Tempo, la società in house di Roma Capitale ha trovato un accordo all’ultimo momento con Rida Ambiente di Aprilia, per il conferimento di un totale di oltre 2mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. Si tratta di una via di uscita che potrà reggere solo una settimana.
Ora è a caccia di alternative. Nuovi sbocchi, perché altrimenti i due Tmb dovranno lavorare a scartamento ridotto. Fino a questo momento Ama ha trovato spazi negli impianti di trattamento della Rida di Aprilia, della Ecosystem di Pomezia, della Refecta di Latina, della Deco in Abruzzo e a Mantova.