Rifiuti: buoni propositi per il 2019, subito impianti

Non serve portare rifiuti altrove, costa e non risolve. Servono infrastrutture degne. Ecco una speranza per l'anno che verrà. La protesta dei direttori di albergo

I rifiuti in strada

L’emergenza c’è tutta. Eccome. Roma affoga ancora una volta nella spazzatura, per colpa di un ciclo di smaltimento mai veramente all’altezza e ora, dopo il rogo al Tmb Salario, zoppo. A questo punto è decisamente lecito chiedersi una cosa: il prossimo anno cambierà qualcosa? O continueremo a preoccuparci di vederci un giorno sbucare la spazzatura dal pavimento?

I fatti raccontano di immani criticità nella raccolta rifiuti, che si registrano a macchia di leopardo in città. E immagini di cassonetti stracolmi e sacchetti in strada rimbalzano sul web. Ieri inoltre ci sono stati roghi di cassonetti e rifiuti dal centro alla periferi. L’Ama, la municipalizzata dei rifiuti cittadina, fa sapere di essere già intervenuta sia in centro sia in periferia per recuperare le situazioni di sovraccarico e che continuerà a farlo laddove emergono delle criticità, con officine aperte oggi H24 e l’impianto Tmb Rocca Cencia che ha operato regolarmente senza interruzioni durante le festività e che lavorerà anche stanotte.

Non è questo il punto. Non è questione di uomini in campo, di quanti camion circolano sulle nostre strade. E nemmeno di quante ore passano in strada gli spazzini. Il punto è capire dove vanno i nostri rifiuti. Roma ha un problema, la carenza di infrastrutture per lo smaltimento. In altre parole nè inceneritori nè tanto meno termovalorizzatori. Un disastro. Proviamo a leggere la cosa da questo punto di vista.

Se il Comune decide di portare la spazzatura di Roma fuori dal Lazio, a) spende di più perché si deve accollare costi del trasporto più il “pedaggio” alla regione che decide di smaltire i nostri rifiuti, b) ne può trasportare solo una piccola parte, perché nessuna regione va oltre del 50 mila tonnellate. E, se proprio vogliamo dirla tutta c) il Campidoglio non è certo un buon pagatore (in Ama ne sanno qualcosa, 18 milioni di crediti non riconosciuti) dunque chi decide di accollarsi la nostra spazzatura se ne assume anche il rischio.

Considerazioni che portano al punto di partenza: servono impianti e anche di corsa. Portare la mondezza altrove, come è stato appena dimostrato, non risolve il problema, forse lo tampona, ma solo per un po’. Se una delle categorie tradizionalmente più mansuete, i direttori di albergo, è arrivata a chiedere aiuto, allora vuol dire che siamo alla frutta.

L’associazione Ada Lazio, per bocca del presidente Manuel Libertucci esprime “profonda preoccupazione per il livello di allerta immondizia raggiunto nella città in questi giorni con l’incalzare delle pessime notizie pubblicate su tutti gli organi di informazione internazionale che dipingono la città di Roma in una condizione drammatica. I turisti ospiti negli alberghi in città in questi giorni rientrano nelle strutture chiedendo spiegazioni e restano rammaricati per il livello di degrado raggiunto nelle strade invase dalla spazzatura”. L’associazione dei Direttori di Albergo “chiede un intervento immediato e mirato da parte dell’ amministrazione capitolina volta alla risoluzione di una emergenza che non può avere una ulteriore escalation, che porterebbe ad una successiva emergenza igienico sanitaria gravissima”.

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