Rifiuti, cercasi (disperatamente) discarica. Ma Raggi non cede

Tra poche settimane il sito di Colleferro chiuderà e Roma non ha ancora trovato un sito. E ricorrere ancora all'estero significherebbe aumentare la Tari...

(immagine di repertorio)

Ancora cassonetti stracolmi, con la spazzatura che si regge in bilico fino a cadere a terra. Tra gli addobbi natalizi, a rovinare la festa, ci pensano infatti i secchioni dell’Ama che strabordano e, ormai malconci, mettono a dura prova la responsabilità dei romani nel gettare correttamente i rifiuti.

Che cosa significa? Semplice, Roma non ha una discarica e i risultati si vedono. A una settimana da Natale, Roma e la sua amministrazione sono ancora a caccia di una discarica in grado di decongestionare lo smaltimento della spazzatura, che ha ricominciato lentamente a sommergere strade e marciapiedi. Uno psicodramma apparentemente senza soluzione. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha addirittura chiesto l’intervento del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, affinché si attivi per individuare il sito rifiuti più adatto.

Ma il sindaco di Roma sull’argomento discarica sembra non capire la gravità della situazione. Da Ama ai tecnici sono infatti tutti d’accordo, l’unico no resta quello di Raggi. La sindaca non vuole una discarica sul territorio della Capitale, o almeno non prima che la Pisana approvi in via definitiva il piano rifiuti. Se non fosse che il sito di Colleferro, dove Roma conferisce circa mille tonnellate di indifferenziata, chiuderà il 15 gennaio 2020, tra un mese esatto. L’alternativa serve con urgenza e non consente grandi programmazioni.

Si può ovviare con un trasferimento “tampone” all’estero, una gara ponte per coprire il tempo necessario a realizzare un sito sul territorio, e Ama già ci sta lavorando. Ma sono operazioni molto costose, lo ha ammesso lo stesso amministratore unico di Ama Stefano Zaghis, scelto a settembre dalla sindaca pescando nel cilindro dei suoi nomi più fidati. “Saranno 190 milioni di euro nel 2020. Pagheranno i cittadini”. Tradotto: la strada dell’estero, se a lungo termine, prevede necessariamente un aumento della Tari, la tassa sui rifiuti che a Roma è già tra le più alte d’Italia. Mossa che il Campidoglio non può certo permettersi. E allora?

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