Una poltrona, e i tanti problemi di Roma, per quattro. Perché la corsa al Campidoglio anno 2021 seppur affollata, 22 candidati e 39 liste, si ridurrà ad una sfida tra quattro competitor: la sindaca uscente, prima cittadina donna e pentastellata della Capitale, Virginia Raggi; il candidato di centrodestra voluto da Giorgia Meloni, il conduttore radio amante della romanità, Enrico Michetti; il leader di Azione Carlo Calenda e il già europarlamentare scelto dai dem Roberto Gualtieri.
Due avvocati, Raggi e Michetti, e due ex ministri, Calenda e Gualtieri, che ora si contendono il primo turno in vista dello sprint del ballottaggio che vede per ora favoriti Michetti, in pole, e Gualtieri con dietro Raggi, in rimonta, e Calenda che all’ultima curva miete endorsement da Giorgetti (che però poi dice “ma figuratevi”) a Ozpetek per passare al romanissimo Osho. Ma, dice chi studia le intenzioni di voto, gli indecisi non sono pochi e dunque la campagna elettorale, molto social e poco fisica, diventerà all’ultimo miglio una caccia al voto quasi porta a porta, sicuramente periferia su periferia dove nella precedente tornata elettorale M5S rastrellò voti sospinto dallo slogan ‘Onestà’, più forte qui che altrove dopo il ciclone Mafia Capitale.
Roma è una ‘piazza’ importante ma difficile e, a parte Raggi che ha sciolto la riserva sul bis ad agosto e l’agonistico Calenda che ha totalizzato più di 330 giorni di campagna elettorale, centrosinistra e centrodestra hanno faticato un po’ a trovare la persona giusta. L’ultimo sceso in campo è Enrico Michetti, sconosciuto altrove (‘Michetti chi?’, uno degli slogan) ma conosciuto a Roma, voluto da Giorgia Meloni che nella capitale conta il suo seguito. Poco avvezzo ai comizi e allergico ai confronti, “preferisco stare tra la gente”, è stato scortato dalla leader di Fdi che ha chiarito: “Lo abbiamo scelto perché può essere un bravo sindaco non un bravo candidato”.
Prima di Michetti aveva sciolto le riserve Roberto Gualtieri, storico e politico già ministro dell’Economia e già europarlamentare, che oltre al centrosinistra nel Lazio può godere della spinta della coalizione di governo regionale che vede M5S in giunta: i pentastellati in Regione non saranno proprio schierati apertamente con l’ex ministro del governo Conte ma, stando al fuoco amico su Raggi dell’assessore Roberta Lombardi, neanche compatti con l’inquilina del Campidoglio. Poi c’è Virginia Raggi che ha il difficile compito di portare avanti la scommessa M5S nel governo della città e di non deludere quel 67% che la incoronò prima cittadina.
Ma il primo a candidarsi è stato l’outsider Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico e leader di Azione, che schivando polemiche sui candidati col Rolex e in tour ormai da quasi un anno potrebbe in ogni caso totalizzare un successo esclusivamente personale (‘Scegli un sindaco non un partito’, uno dei suoi slogan). Davanti a loro, ed ad altri 19 sfidanti, ora c’è il primo turno, poi il ballottaggio per il quale, giurano tutti, ‘non ci imparenteremo con nessuno, solo con i cittadini’. Ma soprattutto c’è Roma, il prestigio della Capitale con il Giubileo e ora la sfida Expo2030, il Recovery certo. Ma anche rifiuti, buche, traffico, bus a fuoco, gabbiani e cinghiali.