A novembre 2018, cinque anni fa, il referendum promosso dai Radicali per la messa a gara dei trasporti pubblici di Roma vedeva vincere largamente i ‘SI’ con oltre il 70% dei consensi. I ‘SI’ erano rappresentati per l’appunto dagli eredi – scissionisti – del partito fondato da Marco Pannella, ma avendo votato solo il 16% degli aventi diritto di quell’esito non se n’è fatto più nulla. Una partita durissima, che ha visto il TAR, nel 2019, dare ragione ai promotori in quanto “l’esito referendario non era soggetto a sbarramenti, poiché il quorum era previsto da una norma statutaria abrogata”. Poi è arrivata la decisione dell’Assemblea Capitolina sulla validità del referendum, arrivata in ritardo clamoroso, che ha bocciato la consultazione per la gioia dell’allora sindaca Virginia Raggi e il silenzio, un po’ contrariato, un po’ indeciso, delle opposizioni.
Questa lunga digressione su un evento che probabilmente è già stato cancellato dalla memoria dei cittadini non ha un fine rievocativo, né intende celebrare un anniversario che, fine a se stesso, non avrebbe senso. Potrebbe servire, viceversa, ad interrogarsi sullo stato di salute del trasporto pubblico di Roma oggi. E a capire com’è strutturato il tpl dopo il triangolo infernale referendum-TAR-bocciatura definitiva. Tra concordato e disagi per l’utenza, quella che lega Roma e il suo tpl non sembra una fiaba a lieto fine.
Oggi il trasporto capitolino è gestito interamente da soggetti pubblici? Niente affatto. Fino a qualche anno fa, il trasporto pubblico di superficie è stato dominato da Atac, gestore di circa 250 tra bus, metro e tram, e il consorzio RomaTPL, con in mano 100 linee bus. L’anno scorso Atac ha bandito una gara per affidare il servizio, ora svolto da RomaTPL, che consiste in due lotti ciascuno composto da 50 linee bus. A vincere sono stati Trotta e Troiani: se qualche utente ha visto bus strani girare per la capitale (dove per strani intendiamo come diversi dai canonici mezzi Atac), si sarà trattato probabilmente di mezzi di queste due società.
Ora, come raccontato da Odissea Quotidiana, Atac ha introdotto una gara per subaffidare 11 linee del trasporto capitolino. Si tratta di un affido annuale, valido dunque per tutto il 2024, che prevede anche un servizio bus sperimentale a chiamata per il quartiere di Massimina: massima flessibilità e nessun tragitto prestabilito. Insomma, niente messa a gara del trasporto pubblico di Roma ma subaffidi, parcellizzazione del servizio e nuovi bandi il cui impatto effettivo ‘su strada’ è tutto da verificare.