Sono almeno 900 gli immobili indisponibili del patrimonio comunale e che rientreranno nel censimento avviato dall’amministrazione capitolina. È questa la stima che circola, in queste ore, a Palazzo Senatorio. L’elenco dei 900 locali che saranno messi a disposizione della città sarà pubblicato prossimamente, a termine del censimento. Gli immobili verranno gestiti come previsto dal regolamento per il patrimonio indisponibile, varato dalla giunta e approvato dall’Assemblea capitolina. Nell’elenco non saranno incluse le grandi occupazioni cittadine che insistono in beni di proprietà di privati e dello Stato.
Per il recupero di quegli edifici il modello di riferimento, tracciato dall’amministrazione, è quello del “Porto Fluviale”. In quel caso è stato previsto un investimento da 11 milioni a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per ristrutturare l’ex direzione dei magazzini del commissariato, complesso immobiliare di Roma Capitale e oggi occupato a scopo abitativo. Il finanziamento è frutto di un accordo tra il Campidoglio, l’Agenzia del demanio – che ha ceduto il bene – e il ministero della Cultura. La delibera prevede anche uno schema di accordo per la valorizzazione della struttura e dell’area limitrofa, e contempla soluzioni alloggiative per le famiglie oggi in occupazione.
Lo stesso modello sarà applicato al Museo dell’altro e dell’altrove, noto come Maam, in via Prenestina 913, e al palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme, noto come Spin time. Il provvedimento, per il quale bisognerà reperire fondi per l’acquisizione dei due beni, è ipotizzato nella bozza del Piano casa che sta facendo discutere, in questi giorni, a causa della pubblicazione di una chat del tavolo di lavoro partecipato. Secondo l’amministrazione capitolina gli investimenti porteranno un beneficio generale sulle casse pubbliche, abbattendo i costi di indennità che lo Stato deve sostenere, nei confronti di enti o privati, per l’occupazione abusiva degli immobili.
Tuttavia i tempi delle operazioni di sgombero sono in divenire: nello scorso anno, sulla lista di 29 immobili, ne sono stati liberati due, l’ex Casa di cura Valle Fiorita e lo stabile di viale delle Province. Stando alle priorità dettate da quella lista, il Maam avrebbe già dovuto essere sgomberato ma ci sarebbe un vincolo che lo ha impedito. I prossimi due edifici su cui si dovrebbe procedere, elenco alla mano, sono quello in via del Policlinico 137, nel Municipio II, occupato dal 2009 e quello in via Lucio Calpurnio Bibulo 13, occupato dal 2005: in ciascuna delle occupazioni vivono circa un centinaio di famiglie. Se si avanzasse secondo l’elenco e al ritmo di due sgomberi l’anno il turno dello Spin time cadrebbe nel 2025 e soltanto nell’anno successivo sarebbe previsto quello dello stabile di via Napoleone III occupato da Casapound.