Per millenni è stata il faro della civiltà occidentale. Eppure Roma è sempre più buia. Nelle sue strade, nei suoi angoli, nei suoi vicoli. Per la gioia dei malintenzionati, per il terrore dei romani. Poca illuminazione, uguale più facile operare furti e micro-criminalità. E pensare che proprio pochi giorni fa, dalle colonne del Messaggero, il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, ha lanciato l’allarme.
“Credo sia indubbio che per combattere il crimine e i reati di strada anche a Roma serva più illuminazione notturna e l’installazione di un numero sempre maggiore di telecamere. Su questo tema lancerei una proposta: coinvolgere le associazioni di categoria dei commercianti per tenere accese anche di notte le vetrine e le insegne, sul modello efficacemente attuato in grandi città tedesche come Monaco”. Bella idea, ma perché arrivare a tanto?
In effetti capita spesso di imbattersi in vere e proprie zone completamente, o quasi, buie, anche centrali. Troppo spesso, a Roma caput mundi, ci sono vie o interi quartieri che restano a lungo con i lampioni spenti. E in molte zone l’illuminazione pubblica, se anche funziona, è palesemente insufficiente quando arriva alle strade. Anche perché viene spesso intercettata da alberi che non vengono curati e potati da anni. E così, di notte, diventa difficile camminare per strade buie spesso coperte da rifiuti che nessuno porta via o su marciapiedi costellati di buche ed avvallamenti.
Dal 2016 il Campidoglio ha avviato un progressivo rinnovamento dell’illuminazione pubblica, a base di led, al posto delle tradizionali lampadine a gas. Quasi 200 mila punti luce e 170 mila lampadine a led in 15 municipi. Operazione che però ancora non sembra aver risolto del tutto il problema dell’illuminazione. Non è così raro, poi, assistere a lampioni al led in mezzo alla strada che funzionanocon luci intermittenti. Come in discoteca. Che città, Roma.