A Roma e nel Lazio 360 mila persone non hanno i soldi per le medicine

Fino al 14 giornata della raccolta del farmaco, organizzata dal Banco Farmaceutico. La regione è tra quelle in Italia che spendono di più per la sanità privata

La pandemia ha picchiato duro sulla sanità. E lo si vede anche dal numero di coloro che sono costretti ad aprire il proprio portafoglio per acquistare i farmaci. Nel Lazio ci sono 361 mila persone che vivono sotto la soglia di povertà, che non si possono nemmeno permettere le medicine. E il Lazio è la regione dove i cittadini ricorrono con maggiore frequenza alla sanità a pagamento: quasi 69 euro al mese per le famiglie non povere, contro i 61 della media nazionale; poco più di 16 per le famiglie povere contro i 10 del resto del Paese. Un fenomeno che risente più in generale dell’ impoverimento dei cittadini.

Proprio per arginare questa emergenza, fino al 14 è in corso la 22esima giornata della raccolta del farmaco, che vedrà questo sabato il suo momento clou. Si potrà così donare un farmaco da banco in circa 300 farmacie nella provincia di Roma. Qui l’elenco. 

In centro Italia, le famiglie povere che non si possono nemmeno permettere i medicinali sono per lo più nei comuni di meno di 50 mila abitanti. Nel caso dei poveri, le percentuali di spesa più elevate si registrano nei piccoli comuni del Mezzogiorno (2,3%) e, in subordine, nei comuni capoluogo delle città metropolitane del Centro e del Mezzogiorno (1,9%). Molto ridotto (0,7%) è invece il peso della spesa nei comuni capoluogo delle città metropolitane del Nord per ragioni riconducibili contemporaneamente al denominatore più alto26 , sia alla spesa sanitaria inferiore alla media (6,21 € vs. 10,25 €).  

Per il totale delle famiglie, la maggior parte della spesa (43%) è assorbita dai medicinali, in seconda battuta dai servizi dentistici (21%) e in terza battuta dai servizi ospedalieri (15%), seguiti a distanza dalle altre prestazioni. Da questi valori medi si distanziano sensibilmente le persone povere che destinano il 62% ai medicinali e solo il 7% ai servizi dentistici, con esiti problematici facilmente prevedibili. Considerando che ai servizi dentistici si ricorre spesso per la prevenzione oltre che per la cura, possiamo considerare la ridotta spesa dei poveri per questa voce un indicatore anche di scarsa attenzione alla prevenzione, sia per stato di necessità (il basso reddito disponibile) sia per debole orientamento culturale. 

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