Ancora una partecipata che vacilla. E non è la prima volta. Si tratta di Roma metropolitane, la società di ingegneria per la metropolitana del Campidoglio. Se dal Comune di Roma non arriverà un aumento di Capitale entro il 30 settembre, il collegio sindacale della società sarà costretto a portare i libri in tribunale e alla Camera di commercio per avviare la procedura.
Un epilogo, ha scritto nei giorni scorsi l’agenzia Dire, annunciato sì che però si porta dietro una conseguenza dalla portata dirompente. La società è il committente dei lavori per la terza linea della metropolitana romana. Con la liquidazione si potrebbe arrivare alla rescissione contrattuale con Metro C Spa e il bando di una nuova gara per la realizzazione della tratta T2 della linea C, lasciando agli attuali costruttori l’onere della conclusione dei lavori della tratta fino al Colosseo.
La questione Roma metropolitane sarà affrontata per l’ultima volta in Campidoglio il 23 settembre quando i sindacati confederali saranno ricevuti dalla sindaca per un nuovo round di confronto sulla partecipata. Ma in assenza di novità, leggasi ricapitalizzazioni politicamente indigeste alla maggioranza pentastellata, il destino della società è segnato, anche perchè la legge Madia, o meglio il decreto legislativo 100/2017 correttivo del Testo unico delle società a partecipazione pubblica, indica chiaramente la strada della messa in liquidazione per tutte quelle società che non hanno approvato gli ultimi quattro bilanci. E Roma Metropolitane è senza bilancio dal 2015.