Roma: Tagliavanti, troppi Palazzi non si passano la palla – VIDEO

Secondo il Presidente della Camera di Commercio per superare i problemi che affliggono la Capitale è urgente fare sistema fra le istituzioni e il mondo delle imprese

Roma e i suoi mille guai, alcuni risolti, altri per niente. Dalla crisi dei rifiuti alle imprese colpite dall’inflazione e dal costo dell’energia. Ci sono ora circa 8,2 miliardi del Pnrr, riservati alla Capitale, da gestire nel migliore dei modi e senza ripercorrere gli errori del passato. Nonché un Centro Storico che aspetta un’idea per essere rilanciato. 

Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio, racconta a  Radiocolonna.it come vede il difficile presente e per uscire dall’immobilismo e dare una svolta al futuro della Capitale pone l’accento sulla necessità di una stretta  collaborazione fra il mondo delle imprese e le istituzioni, anche fra loro stesse.    

Partiamo dal recente accordo siglato con il Campidoglio. Rilanciare Roma in sette mosse è possibile?

Direi di sì. Ci sono due motivi che differenziano questo accordo da quelli precedenti. Tanto per cominciare siamo in una fase post-pandemica, il mondo è cambiato e con esso le imprese. E poi ci sono nuove tensioni internazionali e in un’economia globalizzata quello che accade a migliaia di chilometri arriva anche qui. Ora dobbiamo capire come Roma possa interpretare questo cambiamento. Secondo motivo, ci sono delle scadenze che prima non c’erano. Penso al Pnrr, alle sue risorse per Roma e alle quali la Capitale può accedere solo con progetti che rispettano scadenze imposte dalla Ue. Certamente un incentivo ad uscire dall’immobilismo. 

I soldi ci sono, almeno sulla carta. Che cosa deve farci Roma?

Essenzialmente due cose. Primo, risolvere i suoi problemi atavici, e non solo nel campo economico. Formazione, sanità, infrastrutture, sono tutti ritardi da colmare. Secondo, tornare ad essere città del mondo e in grado di dialogare con il mondo. Non dimentichiamoci che quando Roma sta bene, di solito sta bene anche l’Italia. Non è solo un detto, c’è un fondo di verità.

E l’accordo tra Camera di commercio e Campidoglio va nella direzione di una Capitale nuovamente ombelico d’Italia…

Esattamente. Noi imprese dovremo dialogare con l’amministrazione capitolina. E mica solo sul Pnrr, ma anche sul Giubileo del 2025 e sulla possibile assegnazione dell’Expo. Ma ci vuole una maggiore capacità di fare sistema, cosa che a Roma è sempre mancato. Troppi Palazzi non si passano ancora la palla e questo è un problema.

Converrà però che tante buone idee non bastano senza una Pa efficiente. Che cosa vi aspettate dal Comune?

La partita è enorme, ci aspettiamo che il Campidoglio non si ritenga autosufficiente. Roma non si governa con delibere e nomine, tutte cose che animano il dibattito politico e istituzionale. Roma si salva con Roma, il sindaco è il primo cittadino, prima di essere un capo dell’amministrazione. E per questo non deve ritenersi autosufficiente, ma costruire una nuova fase di collaborazione con il mondo delle imprese. 

Nuova fase che parte da una situazione difficile: imprese con i fatturati polverizzati dalla pandemia e ora questa guerra…

Il bello dell’economia è che crea scenari unici e non ripetibili. Abbiamo avuto un’economia pre pandemica, pandemica, post pandemica e ora di guerra. Questo ha comportato un grande stress nell’economia romana. E allora, in questa fase di imprevedibilità, come se la stanno cavando le aziende capitoline? Questa è la domanda vera. La risposta è che nella fase pre-pandemica l’economia romana era vitale ma anche stanca, aumentavano i lavoretti e non i settori strategici.

Poi, cosa è cambiato?

Nella fase pandemica ce la siamo cavata bene, c’è stata una grande resistenza, soprattutto in periferia, mentre il Centro Storico è collassato. Se andiamo alla fine della pandemia, il paventato crollo non c’è stato, proprio grazie alla tenuta della periferia, dove si è trasferita Roma. La vita di Roma è lì.

L’edilizia è da sempre un settore strategico della Capitale. Facciamo un punto?

L’edilizia sta tirando, anche grazie alle misure del governo, a cominciare dal Superbonus. Peccato che ci sia una crisi normativa che va risolta entro settembre, perché migliaia imprese artigiane rischiano l’osso del collo. D’altronde alle grandi opportunità seguono sempre grandi rischi.

Se le dico termovalorizzatore che risponde? Possibile che ci sia ancora chi osteggia simili opere di cui Roma ha bisogno?

Esistono delle alternative al termovalorizzatore e Roma deve anche guardare a queste alternative. Ma il fatto è che non c’è tempo, c’è il Giubileo. E poi sarà un impianto costruito in questi anni, con la migliore tecnologia, superiore a quello di Copenaghen, di cui si parla tanto. Dunque non credo che ci sia da preoccuparsi più di tanto.

Gualtieri ha dimostrato di fare una scelta, il termovalorizzatore. Quali altre scelte dovrebbe fare?

L’imprenditore apprezza chi sceglie e chi si sa prendere le sue responsabilità. Gualtieri ha deciso ed è stato apprezzato. Le altre scelte? Non ho dubbi, meno burocrazia e una amministrazione più agile. Non si può più perdere tempo in questo senso. Altra scelta, il Centro Storico.

Ovvero?

Abbiamo un Centro Storico senza più regole, abbandonato a sè stesso. Non è possibile, stiamo parlando di un patrimonio dell’umanità. Non è più possibile il fai-da-te, servono regole per tutti e soprattutto decoro. Invece abbiamo i butta-dentro davanti al ristorante o il salta-fila. Non è tollerabile, c’è bisogno di una nuova idea di Centro e il sindaco deve dire cosa fare di questo monumento a cielo aperto.

Ultima domanda, voi siete azionisti importante della Fiera di Roma. Dopo le vicissitudini del passato, idee per il rilancio?

Oggi le fiere stanno cambiando, non sono più strutture al servizio di un bene, ma sono infrastrutture al servizio della città, che hanno bisogno di spazi, parcheggi. Concerti, concorsi, attività sportive, sono i driver. In questo momento Fiera è diventata l’hub nazionale dei concorsi. Ecco, questo deve essere, fiere, eventi e servizi ai cittadini. 

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