Spelacchio, fermiamo la strage degli alberi senza radici

Un pino che doveva essere l'orgoglio della Capitale, agonizza e muore sotto i nostri occhi. Apriamo un dibattito sulla barbara usanza degli alberi senza radici

albero eco e riciclato

Non ce l’ha fatta!

Dopo pochi giorni e milioni di critiche il pino denominato “Spelacchio” posizionato a Roma in p.zza Venezia è stato diagnosticato “morto”. Alto 20 metri e dopo tanti anni di vita in Val di Fiemme finisce la sua agonia sotto gli occhi di tutti. Fin dai primi momenti del suo breve soggiorno capitolino le condizioni dell’albero sono apparse subito “gravi”. Purtroppo nessun bollettino agreste ci ha informato sulle cure e i provvedimenti adottati per consentirne la sopravvivenza almeno fino a 6 di gennaio. Da questo silenzio stampa sono nate molte ipotesi a spiegazione del rapidissimo deterioramento dello stato di salute di “spelacchio”. Forse la colpa è da attribuire ad un trasporto inadeguato, forse ai lunghi mesi di siccità che hanno stroncato tante altre colture, forse l’albero era sofferente fin dall’inizio…e via con tante altre fantasiose ricostruzioni…Per rincarare la dose viene miscelato il costo “esorbitante” dell’acquisto e del trasporto del malaticcio “spelacchio”.

A questo punto tutti si sentono in diritto/dovere di intervenire e il colpo di teatro lanciato col comunicato di Codacons, li batte tutti e “..diffida (diffida??) il Comune di Roma a rimuovere oggi stesso la pianta…e  rende noto il contenuto dell’esposto depositato alla Corte dei Conti in cui si chiede di indagare l’amministrazione comunale per danni erariali…e prosegue “è evidente che in queste condizioni “Spelacchio” non può più rimanere a Piazza Venezia e deve essere rimosso con urgenza – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché l’albero appare in uno stato pietoso tale da offendere i romani e i tanti turisti che in questi giorni visitano la capitale…”.

Ora, vorremmo evidenziare alcune cose basilari. 1) ricordiamo che il Codacons avrebbe come oggetto “…obiettivi di solidarietà sociale e…il miglioramento degli standard contrattuali concernenti beni o servizi in termini di correttezza, trasparenza ed equità…” se anche questa associazione si perde dietro il povero “spelacchio” per i veri problemi dei consumatori, non c’è proprio più speranza!  2) qualunque albero o fiore “tagliato” e privo di radici fatalmente dura ben poco. E presto muore. Da anni ci battiamo perchè questa strage annunciata e garantita venga “vietata”. L’ecatombe degli abeti ricorda (fatti i debiti distinguo) quello degli agnellini pasquali. Entrambi programmati e cresciuti in un’ottica di fine ben nota…Ikea ed altri tentano il salto green e ricompensano chi riporterà l’albero usato e ancora vivo. Le grandi città invece continuano a dimostrare disinteresse per la sorte diseducativa e crudele che colpisce, abbatte e sfracella a fine festività gli alberi di natale;  3) alcuni superecologisti sostengono che i pini “finti” possano essere un grave danno per l’umanità causa il loro difficile, oneroso e inquinante smaltimento. E questa, dai, gliela diamo buona; 4) e per finire l’assurda contraddizione: tutto può e deve essere riciclato, rigenerato. Lo insegnano persino a scuola: ogni cosa può avere una seconda vita. E intorno al tema insegnanti e bimbi lavorano a cose che vivranno ancora e ancora…

Agli alberi veramente “alternativi” ed eco le amministrazioni cittadine evidentemente non ci sono ancora arrivate. Le soluzioni fantastiche le vediamo sui tutorial in rete, nei piccoli paesi rispettosi del proprio ambiente e nell’impegno dei privati a forte valenza creativa.

E su! sindaci e sindache fate uno sforzino: interpellate gli studenti di design, i creativi, fate un bando di concorso nelle scuole…fate delle cose con e per la vostra Città. E imparate dalla brutta lezione romana: basta con l’agonia degli alberi e al messaggio arido e consumistico “dell’usa e getta”.

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