Stazione Pigneto, anatomia di un fallimento

Andata deserta anche la seconda gara. Le ragioni possibili della debacle

Doveva essere il nuovo snodo strategico che avrebbe unito le ferrovie regionali FL1, FL3, FL4, FL6 e la Metro C per il Giubileo del 2025. Il verbo coniugato al passato è una conseguenza di quello che è avvenuto qualche giorno fa, quando è andata deserta anche la seconda gara di Ferrovie per un’opera considerata – a ragione – di grande importanza. Comprendere le ragioni che rendono la stazione ferroviaria di Pigneto è complesso, quasi un rebus. Ma attraverso un’opera certosina, scandagliando comunicazioni ufficiali degli attori in campo e la rassegna stampa siamo in grado di abbozzare un’ipotesi sul perché l’obiettivo giubilare per Pigneto FS fosse utopico.

Di questa fermata si parla giù dal 2017, all’epoca in cui a Roma governava il Movimento Cinque Stelle di Virginia Raggi e i tecnici di RFI ammettevano che si sarebbe trattato di una delle opere più complesse da realizzare in tutto il Centro Italia. Mai vaticinio fu più corretto, visto quello che è successo subito dopo.

Tra le suggestioni che riguardavano nuova ferrovia c’era la copertura del vallo ferroviario attraverso la creazione di aree verdi messe a disposizione della cittadinanza. Suggestioni che sin da subito sono state oscurate da problematiche tecniche legate ai sottoservizi e ad alcune scoperte che hanno sin da subito complicato la partita: un acquedotto da sistemare, una fogna abusiva, un edificio instabile e poi vari problemi nel mappare tutte le tubazioni presenti nei dintorni del futuro cantiere. Poi è arrivato il Giubileo ad accelerare la pratica e a suggerire una versione più snella del progetto, presentato in versione light da RFI al Comune di Roma.

Siamo nel 2022, a circa un anno dal comunicato stampa in cui RFI lancia la gara della gara per la stazione ferroviaria di Pigneto: gara del valore di 100 milioni di euro, finanziati con fondi dell’Unione Europea – PNRR, FSC e MEF, maggiore accessibilità alle linee FL1 e FL3, interscambio con Metro C e ricucitura del quartiere, attivazione prima fase per il Giubileo 2025. L’annuncio della gara viene reso pubblico il 9 giugno 2023, dove si spiega – tra le varie cose – che i lavori sarebbero stati divisi in due fasi: “la prima prevede l’attivazione della nuova fermata Pigneto a gennaio 2025 in occasione del Giubileo” scriveva  RFI . Il rasoio di Occam suggerisce di non scervellarci nel cercare le soluzioni più complicate per risolvere un rompicapo, visto che spesso la possibile risoluzione del rebus è di fronte ai nostri occhi, un po’ come la lettera rubata di Edgar Allan Poe.

Si tratta ovviamente di un ipotesi che metteremo sotto forma di domanda: quanto sarebbe stato complesso, in una realtà come Roma, aggiudicare una gara, iniziare i lavori e attivare la nuova fermata in un anno e mezzo di tempo (giugno 2023 – gennaio 2025)? Molto.

Ma sarebbe troppo facile, come spiega intelligentemente il Comitato MetroXRoma, attribuire tutta la responsabilità a Rete Ferroviaria Italiana.

“Anzitutto bisogna ribadire che Pigneto non è un’opera giubilare, che non lo è mai stata e che per fare le opere pubbliche ci vuole il tempo che ci vuole. Ma soprattutto che Pigneto va fatta tutta, il nodo Pigneto va fatto completando il tombamento del vallo, con le annesse banchine lato mandrione ed il collegamento alla Linea C, alla Termini-Tor Vergata e alle tranvie della Prenestina, attuando integralmente il progetto di rigenerazione urbana pensato per il Pigneto ed il Mandrione – spiegano -. Questo significa Pigneto va finanziata tutta, ma di questa mancanza non si può certo incolpare RFI. Comune, Regione e finanche lo Stato, che raccontano da anni di voler realizzare Pigneto e l’Anello Ferroviario tutto, sistematicamente hanno messo sul piatto spicci o al più oneri derivanti da compensazioni o risorse derivanti da grandi eventi, sempre con la pia illusione che realizzare stazioni in superficie sia una cosa facile e da farsi in breve tempo.

Stando ai dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, entro la fine dell’anno verrà consegnata la progettazione esecutiva anche per le parti mancanti del nodo. Per avere l’opera intera occorrono circa 182 milioni, ma il finanziamento si ferma ad 83 milioni (più una quota di 22,2 milioni qui mancante a carico di RFI e un’altra finanziata di fatto da Roma Capitale con una compensazione di alcuni parcheggi, per un totale di circa 115 milioni) – conclude il comitato – se davvero l’opera si vuole fare, Comune, Regione e Stato si decidano a finanziare anche i 70 milioni mancanti. Se è vero che la legge di bilancio 2023 rischia di essere “lacrime e sangue”, è altrettanto vero che 70 milioni, ma anche tutti e 180 i milioni qualora eventuali quote PNRR dovessero saltare, sono assolutamente sostenibili”.

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