Giuseppe Conte non riesce a controllare la rabbia. Non tanto perché il Superbonus è da sempre uno dei provvedimenti simbolo del M5s, di cui è presidente, oltre che della sua esperienza di governo. Ma perché – dice alla Stampa – eliminandolo viene dato “un colpo letale all’edilizia, si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si prendono in giro gli italiani, considerando le promesse elettorali del centrodestra”.
Per l’ex premier siamo di fronte a un “tradimento a orologeria, confezionato non a caso un minuto dopo le elezioni regionali”. Secondo il ministro dell’Economia Giorgetti è un intervento necessario per risolvere il ‘bubbone’ dei crediti del Superbonus, creato da una ‘politica scellerata’: “Quello che chiama bubbone è un Pil cresciuto nel 2021 del 6,7 per cento e nel 2022 del 3,9 per cento, numeri che in Italia non si vedevano da 35 anni”.
Ma qualche correzione al meccanismo era necessaria: “Non abbiamo mai preteso che il Superbonus fosse una misura eterna con aliquota al 110 per cento. Abbiamo ripetuto che si tratta di una misura nata nel 2020 per fornire una terapia d’urto a un settore che era a dir poco sfibrato. Una misura che, visto l’effetto moltiplicatore stimato fino a tre volte la spesa per investimento, meritava e merita una stabilizzazione per affrontare tutte le sfide della transizione ecologica, del Green new deal, del piano Fit for 55. L’Italia aveva lo strumento giusto per perseguire quegli obiettivi, da oggi non più. Con questa operazione si manda il Paese allo sbaraglio, senza nemmeno uno straccio di alternativa”. È stata una mossa a freddo: “Questa è una scorrettezza ai limiti della viltà, tanto più se si considera che la stessa Meloni, in campagna elettorale, pubblicava video con cartelli dal titolo ‘pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie’. Ormai ai cartelli della Meloni, destinati a diventare carta straccia, siamo abituati, come dimostra il caso delle accise sui carburanti”, ha concluso Conte.