Il leader di Azione Carlo Calenda, intervistato da ‘La Repubblica’, commenta la decisione di Giuseppe Conte di non candidarsi alle suppletive di Roma, un seggio per il quale – in caso contrario – avrebbe corso lui stesso. “Conte sapeva benissimo che avrebbe dovuto correre in un territorio non particolarmente fertile per i 5S e che lì con un avversario forte rischiava di perdere”, dice Calenda. Che, a questo punto, ritira la sua candidatura: “Per me il problema non sussiste più. Non potevo accettare l’idea che un 5S calcasse i sacri Colli”.
“Chiederò al Pd e a una coalizione più larga di incontrarci per decidere chi candidare, in una coalizione senza i 5Stelle. Nella Capitale i grillini hanno una storia particolare, si sono resi colpevoli di un disastro amministrativo. Non possiamo presentarci ai romani con i 5S al nostro fianco”, ribadisce. Interpellato sul progetto di un grande centro, risponde: “Trovo quell’operazione di Renzi, Toti, Brugnaro e Mastella oggettivamente molto lontana dal nostro modo di vedere la politica”, “noi non siamo contrari a una grande alleanza europeista”.
Al giornalista che gli sottolinea che servirà fare un’alleanza, ribatte: “Certo. E la faremo, ma prima dobbiamo costruire un solido movimento liberal-democratico”. A suo avviso, “il grande centro, costruito ora e in Parlamento, non sta in piedi. Ha altri fini”, ovvero “pesare di più in vista dell’elezione del Capo dello Stato”. “Se salta Draghi a Palazzo Chigi – osserva – salta tutto”, “meglio indicare come Capo dello Stato Marta Cartabia, una figura con esperienza costituzionale che sarebbe la prima donna al Colle”.