Già una “cosa” a cui per 20 anni è stato attribuito l’articolo femminile (LA) e che improvvisamente si vede precedere inderogabilmente dall’articolo maschile (IL) ci crea non poche turbolenze mentali. Ovviamente parliamo di TAV e del teatrone che le gira intorno. Che barba che noia! Che noia che barba!
E’ più che maggiorenne il progetto della Torino-Lione ma a ben guardare deve ancora imparare a muovere i primi passi.
Erano praticamente i primissimi anni ’90 quando Italia e Francia (per una volta) si trovarono d’accordo sulla realizzazione dell’opera. A sancire il tutto arrivò il parere del Consiglio europeo del 1994, che poneva la nuova linea tra i 14 progetti europei fondamentali per il settore dei trasporti. Dopo il primo gioioso vagito sono iniziate tutte le controversie possibili: manifestazioni, No Tav, vandalismi, ordigni esplosivi e scontri tra le varie forze politiche. Un tira e molla che dopo 20 anni è ancora un argomento che satura i media, riempie di faldoni la Cassazione e permette al governo giallo/verde di giocare a una patetica “guerra dei bottoni”.
Pochi attori per questo tristo remaque: Di Maio che, dopo la legnata presa in Sardegna, mostra i muscoli a Salvini e dice “questa Tav non s’ha da fare nè domani nè mai”, Salvini che, dopo la legnatina presa in Sardegna, sussurra “questa Tav si farà”. Alla fine ecco comparire Conte, dipinto a furor di popolo come “gran mediatore” e abilissimo “azzeccagarbugli”.
Ma il premier in realtà non s’è inventato niente di nuovo. L’ha messa giù bene la sua letterina, niente da dire, ma la soluzione da lui “venduta” come colpo di genio era nota da mesi, prevista e prevedibile.
Una melina che sa tanto di messa in scena e di copione recitato al meglio delle rispettive competenze. Gigetto (Di Maio) da tappetino si trasforma in uomo d’acciaio; Matteo (Salvini) da uomo d’acciaio simula di saper incassare i colpi del compagno di cordata; Peppino (Conte) verga due righe, calma le acque e rimpiatta il governo. Una sceneggiata che non regala nulla all’Italia, se non aggiungere ridicolo al ridicolo, incompetenza a incompetenza, guitteria a guitteria. Ma il premier Conte conosceva perfettamente già tutto il copione tanto che a Palazzo Chigi, narrano le malelingue, sussurrò fra amici, “state sereni non ci sarà nessuna crisi di governo…tutta scena, tutto teatro”.
E così il patrio suolo tira a campare aspettando le prossime elezioni, facendo vacillare, negli Italiani, sempre più fiducia e interesse nella politica, affossando il nostro potere d’acquisto, obblingandoci a pagare per assistere a “commediole” indegne persino di una compagnia di giro…
E pensare che per fare i circa 800 km dell’A1, l’Italia del dopoguerra ci mise solo 8 anni. Gallerie comprese si intende. Il tutto senza troppe revisioni, blocchi, manifestazioni e lotte intestine. Bei tempi, i vostri, cari Peppone e Don Camillo…!!