Tavolo per Roma, Calenda prova a stringere i tempi

Domani il ministro vede il suo staff, poi scatterà la seconda convocazione. La fase operativa dopo metà noevembre

Il governo prova a stringere i tempi sul tavolo per Roma. Dopo il buon inizio della scorsa settimana questa mattina il promotore dell’iniziativa, il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, è tornato a spingere sul programma per il rilancio industriale di Roma.

Parlando questa mattina a margine di un convegno, conversando con i cronisti, Calenda ha chiarito di voler fare in fretta per approvare in via definitiva la stesura finale del piano. In questi giorni sulla scrivania del ministro sono finiti numerosi appunti e annotazioni inviati dai partecipanti al tavolo per Roma, Campidoglio in primis. Domani pomeriggio, intorno alle 18.00 Calenda li valuterà insieme al suo staff per poi procedere ad una seconda convocazione del tavolo.

Un timing dei lavori sul tavolo per Roma è stato fornito, sempre oggi, anche dal presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello. “I tavoli tecnici stanno lavorando per affinare alcuni aspetti, il 17 novembre si avvierà la fase operativa dei vari progetti. Le cose procedono per il meglio”.

La settimana scorsa, nel corso della prima riunione, durata un paio d’ora abbondanti si è discusso in particolare della gestione di 3 miliardi frutto di precedenti programmazioni di Campidoglio, Regione e altri enti locali. Non si tratta di risorse aggiuntive, dunque nessuno mette nuovi denari, ma di soldi ancora fermi nel cassetto, la Regione dovrebbe mettere 2,6 miliardi e il Comune 300 milioni, delle amministrazioni partecipanti al tavolo.

Per quanto riguarda i fondi del ministero, risorse per l’acquisto di 600 autobus a metano ed elettrici, 53 milioni per la logistica e la distribuzione delle merci in città, fino a 60 milioni sulla filiera della chimica farmaceutica. I soldi, insomma ci sono, il problema adesso è trovare il modo migliore si spenderli, possibilmente senza sprecarli.

Competitività che passa inevitabilmente per le crisi industriali che hanno colpito il Lazio in questi mesi, sfilacciando sempre più un tessuto produttivo già provato dagli anni di crisi. Al netto di Alitalia (con la bocciatura del referendum e l’avvio del commissariamento si è materializzato lo spettro di 2 mila esuberi, più mille nell’indotto), c’è Sky, con lo spostamento della sede del Tg a Milano e 120 esuberi, Ericcson, con centinaia di lavoratori a rischio. E ancora AciInformatica, Exxon Mobil, Mediamarket (Gruppo MediaWorld e Saturn: elettrodomestici, informatica e telefonia) e Carrefour.

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