Tevere, D’Angelis: Roma non reggerebbe a forte piena

Servono 46 opere strutturali, per anni non si è progettato nulla

Tevere
Un'immagine di repertorio del Tevere

Un’esondazione del Tevere a Roma, i cittadini non l’hanno mai vista, eppure non è un evento così remoto. Per Erasmo D’Angelis, Segretario generale dell’Autorità di distretto idrografico dell’Italia centrale, con una piena di 2.000 litri al secondo la città è a rischio, basta dire che nel ‘37 si raggiunsero i 3.300 litri, mentre nel 2008 per un soffio il fiume non esondò a Ponte Milvio.

E la situazione nemmeno resto del Lazio non è certo migliore. Secondo un recente rapporto di Legambiente, nel 58,5% dei comuni ci sono abitazioni nelle aree a rischio, il 39% ha invece attività produttive esposte a rischi. Inoltre, meno della metà dei comuni ha fatto manutenzione ordinaria nell’ultimo anno per evitare possibili disastri.

Dunque, secondo D’Angelis, per Roma serve un meccanismo da “Protezione Civile, opere civili massicce per ammortizzare le piene”. È infatti vero che le piogge stanno diminuendo negli ultimi anni, ma è anche vero che le precipitazioni sono sempre più violente. “Il problema non è solo la manutenzione, che comunque non viene fatta da una decina di anni col risultato che il letto del fiume è pieno di rottami e rifiuti, ma anche e soprattutto l’aspetto idrogeologico, un passaggio a dir poco preoccupante”, sottolinea D’Angelis.

Insomma, dopo la realizzazione dei muraglioni fatti dai piemontesi dopo l’Unità e ultimati da Mussolini nel 1926, grossi progressi non ne sono stati fatti. Tra l’altro va considerato che a sud di Roma ampie parti del territorio sono state cementificate e questo ha penalizzato le aree golenali che invece dovrebbero fungere da sfogo in caso di piene. E poi ci sono circa 150 chilometri di canali, torrenti, rigagnoli, in parte tombati che in caso di alluvione potrebbero diventare delle vere bombe d’acqua.

C’è da aggiungere che il sistema fognario non è adeguato, lo si vede ogni volta che piove in modo copioso, e questo non fa altro che contrastare il deflusso delle acque. Dunque serve realizzare presto le 46 opere strutturali che la Regione Lazio si è già impegnata a realizzare. Tra queste c’è la costruzione di un grande invaso a Torre Alfina vicino ad Acquapendente. Insomma, bisogna intervenire soprattutto a monte di Roma, per evitare che la pressione dell’acqua nel tratto di fiume nella Capitale aumenti in modo esponenziale.

Per Cristiana Avenali, consigliera del Pd alla Regione Lazio, uno strumento di azione è “ il Contratto di Fiume, diventato legge della Regione Lazio su mia proposta, che ha come obiettivo principale la valorizzazione delle risorse idriche del Lazio, a partire proprio dal fiume Tevere, attraverso la riqualificazione delle acque e la salvaguardia dal rischio idraulico, con processi partecipati e volontari dei diversi soggetti del territorio”.

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